Preceduto nel 2009 da una giornata di studi organizzata presso l'Università di Firenze, il volume consiste in un'ampia rassegna di contributi, volti a ripercorrere l'intensa attività di studio di Enzo Collotti tramite la messa a fuoco delle più importanti questioni al centro della sua pluridecennale riflessione storiografica. Oltre che per l'esplicita volontà di rendere omaggio a uno dei maestri del Novecento italiano, il volume si segnala per due meriti in particolare. Da un lato, per esser riuscito a tracciare l'affascinante profilo di un "intellettuale di frontiera" in grado cioè di trascendere i confini linguistico-nazionali, mettendoli in dialogo tra loro la cui eredità, sul piano culturale e civile, oltrepassa di molto i più ristretti ambiti della storiografia accademica. Dall'altro, per esser riuscito a dare conto di tutta quella vasta serie di contributi che Collotti ha consegnato alle generazioni più giovani. Contributi in molti casi pioneristici, ma che tuttora, nonostante i progressi compiuti dalla storiografia più recente, conservano intatta la loro rilevanza, al punto da restare spunti fondamentali con cui necessariamente confrontarsi. In tal senso, raccogliendo le testimonianze di alcuni degli studiosi che si sono confrontati in maniera più duratura con i sui lavori (tra gli altri, Giorgio Rochat, Brunello Mantelli, Pier Paolo Poggio e Wolfgang Schieder), il volume assume un valore e un significato che vanno ben oltre la dimensione celebrativa fornita dall'occasione del conferimento a Collotti del titolo di professore emerito. E diviene, di fatto, l'occasione per una sorta di bilancio sul contributo offerto dalla storiografia italiana alla comprensione dei grandi problemi del Novecento europeo. Organizzato in sei diverse sezioni, il volume si sviluppa perciò intorno a un articolato insieme di nodi tematici tramite cui diviene possibile non solo ripercorrere l'itinerario intellettuale e politico di Collotti, ma ricostruire anche segmenti decisivi di quel lungo e controverso processo di maturazione della coscienza storica avvenuto in Europa a cavallo tra 1945 e 1990: ne fanno parte sia la storia del movimento operaio e dei fascismi in chiave comparata, sia lo studio della Shoah e il riesame critico del "passato comune" nella regione adriatica. Al di là del contenuto di questo o quel contributo, ciò che emerge sullo sfondo, e che rientra tra i meriti dei diversi autori aver messo in evidenza, è soprattutto la straordinaria rilevanza di un approccio storiografico orientato in senso autenticamente europeo, che della comparazione ha fatto un vero e proprio strumento di indagine e interpretazione critica. Ha dunque ragione Lutz Klinkhammer che, dopo averne sottolineato "l'etica anti-nazionalconciliatoria", ha associato Collotti ai migliori esponenti della storiografia tedesco-occidentale sorta negli anni sessanta, la quale, per la sua propensione a prendere posizione senza tuttavia rinunciare all'ideale di obiettività scientifica, contribuì al rilancio di quella visione critico-illuministica dello storico, cui spetterebbe il compito di spiegare i deficit della storia nazionale nella speranza che ciò possa evitare il ripetersi degli errori del passato. Federico Trocini
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