(Racalmuto, Agrigento, 1921 - Palermo 1989) scrittore italiano. La sua attività letteraria ha inizio con un impegno poetico (Favole della dittatura, 1950; La Sicilia, il suo cuore, 1952) che cede però presto alla sua più autentica vena, la quale si muove, come ebbe a dire lo stesso autore, in «una materia saggistica che assume i modi del racconto». Di questa disposizione sono già testimonianza Le parrocchie di Regalpetra (1956) e Gli zii di Sicilia (1958), dove gli spunti di cronaca isolana si vestono di forme decisamente narrative pur senza attenuare l’istanza polemica; ma gli esempi letterariamente più compiuti, in tale direzione, saranno Il giorno della civetta (1961) e A ciascuno il suo (1966), centrati sulla mafia e i suoi delitti. La lingua di S. e il suo taglio narrativo, tutti tesi a una lucida comunicazione, sono i medesimi che troviamo nei racconti, in cui più si rivela il carattere illuministico della sua cultura: Il Consiglio d’Egitto (1963), ambientato nel periodo delle riforme settecentesche; Morte dell’inquisitore (1964), sulla figura di un santo brigante del sec. XVII; Recitazione della controversia liparitana dedicata ad A.D. (1969, redatta in forma teatrale), su un conflitto fra stato e chiesa al principio del sec. XVIII. S., che già nel 1953 aveva dedicato un libro a Pirandello e il pirandellismo, tornò sull’argomento con Pirandello e la Sicilia (1961), definendo la «sicilianità» dello scrittore in senso sovraregionale, come espressione del più vasto dramma esistenziale moderno. Su scrittori e cose della sua terra S. ha scritto ancora tre volumi: Feste religiose in Sicilia (1965), La corda pazza (1970), una raccolta di interventi letterari, e La Sicilia come metafora (1979).Negli anni Settanta la presenza di S. nella letteratura e nella società italiana si fa ancor più viva, anche per la sua diretta partecipazione politica come deputato al parlamento nazionale ed europeo. La sua produzione riflette questo accentuato impegno; e, dopo i racconti di Il mare colore del vino (1971) e Atti relativi alla morte di Raymond Roussel (1971), egli ha messo a fuoco problemi dei nostri giorni. Così in Il contesto (1971) e Todo modo (1974) descrive il groviglio di connivenze che legano gli uomini del potere, soprattutto quelli di parte cattolica; in I pugnalatori (1976), nel rievocare un complotto contro lo stato tramato a Palermo nel 1862, allude a possibili situazioni odierne; in Candido ovvero un sogno fatto in Sicilia (1977) riprende il celebre conte volterriano, trapiantando in tempi moderni la polemica contro le ideologie; in L’affaire Moro (1978) affronta il tragico episodio dell’uccisione del presidente della DC, e in Dalle parti degli infedeli (1979) denuncia l’invadenza elettorale della chiesa e la persecuzione di un retto vescovo siciliano. Questa letteratura di intervento non ha distratto lo scrittore né dal racconto strutturato come un giallo, secondo una sua formula abbastanza consueta (La scomparsa di Majorana, 1975; Il teatro della memoria, 1981) né dal raccogliere il suo «diario in pubblico» che nel titolo stesso, Nero su nero (1979), intende assumere e ironizzare l’accusa di pessimismo spesso rivoltagli. Con Occhio di capra (1985) S. è tornato a registrare, attraverso un dizionario dei «modi di dire», aspetti magici ed evocativi del mondo siciliano. Tra le sue ultime opere si ricordano: La strega e il capitano (1986), Il Cavaliere e la morte (1989), Una storia semplice (1989).