Compositore e musicologo. Allievo di Mascagni, si licenziò Maestro Compositore nel 1903 presso il Liceo Musicale di Pesaro. Dal 1910 al 1929 diresse l’Istituto Musicale Comunale di Lugo e dal 1927 al 1945 l’Istituto Musicale “Giuseppe Verdi” di Ravenna. Partecipò al movimento futurista, redigendone i manifesti musicali (1911 e 1912). Pratella proponeva la conquista dell’enarmonia, il ritmo libero, l’opera teatrale come forma sinfonica. Diede pratica prova delle sue teorie con la composizione per orchestra Musica futurista (un pezzo per orchestra del 1912 che vuole illustrare tutto il dinamismo, l’entusiasmo per l'azione, il gusto per il movimento e la macchina tipici di quegli ideali) eseguita nel 1913 al teatro Costanzi di Roma con singolari effetti e ardite soluzioni come la sostituzione dei movimenti tradizionali (Andante, Allegretto ecc.) con nuovi movimenti (Ridendo, Aumenta l’ansia, Cercando uno sfogo) caratterizzati soprattutto come stati d’animo soggettivi. Oltre a composizioni di opere teatrali (La Sina ‘d Vargöun del 1909 e L’Aviatore Dro del 1920), di opere per l’infanzia (La ninna nanna della bambola), di opere sinfoniche (Romagna, I Paladini di Francia), di musiche religiose (Il Canto di Frate Sole), da camera (Le canzoni del niente), corali e popolari come le celebri Cante Romagnole, rielaborò musiche antiche, collaborò con scritti a riviste, giornali e pubblicazioni di ogni genere, tenne conferenze e conversazioni, diresse molti concerti orchestrali e vocali. Alla sua intensa attività di teorico e musicologo si aggiunga quella di studioso del folclore di cui rimangono a testimonianza i numerosissimi testi in riviste specializzate e in volume. Si possono considerare fondamentali i suoi studi: Saggio di gridi, canzoni, cori e danze del popolo italiano (1919), Etnofonia di Romagna (1938), Primo documentario per la storia dell’etnofonia in Italia (1941), Saggio di comparazione etnofonica (1943). Con Gabriele D’Annunzio aveva dato inizio a una Raccolta nazionale delle musiche italiane che s’interruppe dopo la morte del Vate. La musica di P. fu assai più tradizionale di quanto l'autore credeva (per esempio circa il tambureggiato genere enarmonico). Varia, però, e curiosa, sensibile alla letteratura come all'atttualità e alla cultura locale: L'aviatore Dro (1920) è un'opera che inneggia agli spiriti del Futurismo, terza di un catalogo di 7 e ripresa a Lugo nel 1996; Romagna è un ciclo di 5 poemi sinfonici e La chiesa di Polenta un poema sinfonico ispirato all'omonima poesia di Carducci (dedicata alla chiesa dove forse aveva pregato Dante); la musica da camera è poca, ma alcune liriche sono pregevoli e anche piuttosto originali; le trascrizioni spaziano dalla musica antica (Carissimi) al canto popolare di Romagna. Fra le prose, numerose e interessanti, si leggono scritti sul vino nella musica, la coralità, la storia della musica, le tradizioni regionali e in particolare quelle romagnole.