William Butler Yeats è stato un poeta irlandese, Premio Nobel per la letteratura nel 1923. La famiglia era angloirlandese e protestante. Il padre, John, dopo aver studiato legge, aveva preferito dedicarsi alla pittura, in particolare al ritratto. La madre, Susan Pollexfen, proveniva da una famiglia di benestanti commercianti di Sligo, sulla costa occidentale irlandese. Nel 1867 gli Yeats si trasferirono a Londra, dove il padre non riuscì a ottenere quel successo, anche modesto, che sarebbe occorso a mantenere decorosamente la famiglia, e nel 1880 tornarono a Dublino. Yeats si iscrisse nel 1885 alla Metropolitan School of Art, e pubblicò nello stesso anno alcune liriche, le prime, sulla «Dublin University Review». Nello stesso periodo cominciò a interessarsi di occultismo e magia. Quando fece ritorno a Londra, nel 1887, si iscrisse alla Società teosofica e iniziò lo studio dei «libri profetici» di W. Blake, insieme a testi del neoplatonismo, ai libri di Swedenborg e della tradizione alchemica. Del 1889 è la sua prima raccolta poetica, I vagabondaggi di Oisin (The wanderings of Oisin), tipica della sua prima maniera, mitizzante e sognante, su temi e leggende irlandesi. Nello stesso anno incontrò l’affascinante e brillante nazionalista irlandese Maud Gonne, che divenne più tardi interprete dei suoi primi drammi in versi e l’ispiratrice di molte sue poesie: anche se Maud, da lui amata per moltissimi anni, non gli concesse altro che una lunga amicizia. Nel 1891, a Londra, fondò, insieme ad altri, il Rhymer’s Club; l’anno seguente, a Dublino, la Società letteraria irlandese.
In Inghilterra si aggiornò sul decadentismo e il simbolismo, mentre in Irlanda prese contatto con le proprie radici. La sua poesia di questo primo periodo ha risultati splendidi, ma non mostra grandi possibilità di evoluzione: ancor oggi alcune liriche di Incroci (Crossways, 1889), Il vento fra le canne (The wind among the reeds, 1899), Nei sette boschi (In the seven woods, 1904) hanno un grande incanto, che tuttavia non fa prevedere lo straordinario sviluppo della poesia della maturità e della vecchiaia. In tutti questi anni, specie per merito dell’incontro con il commediografo J.M. Synge e con lady Augusta Gregory, si dedicò fervidamente a quel teatro irlandese che sembrava preannunciare la liberazione e l’autonomia dell’Irlanda. Fra i suoi drammi ricordiamo La contessa Cathleen (The countess Cathleen, 1892), Il paese del desiderio del cuore (The land of heart’s desire, 1894), Deirdre (1907). Ma non si impegnò mai troppo nell’azione pratica, anche perché nemico di ogni violenza e, in fondo, legato all’Inghilterra e alla sua cultura non meno che all’Irlanda.
Le raccolte poetiche L’elmo verde (The green helmet, 1910), Responsabilità (Responsibilities, 1914), I cigni selvatici a Coole (The wild swans at Coole, 1919) e Michael Robartes e la ballerina (Michael Robartes and the dancer, 1921), uscite nel decennio che vide il suo matrimonio (1917) con la studiosa di dottrine misteriosofiche Georgie Hyde-Lees, mostrano già l’evoluzione di Yeats verso una mirabile concretezza di linguaggio, una nuova fermezza ed essenzialità; allo stesso tempo emerge una capacità visionaria che si nutre, oltre che del grande esempio di William Blake, dei frutti dei suoi studi occultistici. Più tardi diede ordine ai risultati dell’inquieta ricerca spirituale che lo aveva spinto a frequentare la Società teosofica di Madame Blavatsky e gli «Hermetic students of the golden dawn», nel trattato, suggestivo quanto enigmatico, intitolato Una visione (A vision, 1925). Nel 1928 pubblicò una delle sue raccolte maggiori, La torre (The tower). Seguirono, altrettanto splendide: La scala a chiocciola (The winding stair, 1933), Luna piena di marzo (Full moon in march, 1935) e le Ultime poesie (Last poems, 1936-39), dove sono alcuni dei suoi esiti più sorprendenti, quasi vertiginosi, come la celeberrima poesia Viaggiando verso Bisanzio (Sailing to Byzantium).
Yeats era ormai famoso, ed era divenuto quasi il simbolo dell’Irlanda: nel 1923 ricevette il premio Nobel e fu nominato membro del senato d’Irlanda. Trascorse gli ultimi anni, per la malferma salute che non tollerava più gli umidi inverni irlandesi, quasi per intero in Italia e in Francia. Circa dieci anni dopo la sua morte, la repubblica irlandese mandò una sua nave da guerra a riprenderne il corpo che oggi è sepolto, per volontà del poeta, ai piedi della montagna di Ben Bulben (Ai piedi di Ben Bulben, Under Ben Bulben, è una delle sue ultime poesie, pubblicata pochi giorni dopo la sua morte).
Sono specialmente le liriche della Torre, dove le idee filosofico-mistiche si incarnano in immagini e si svolgono in ritmi indimenticabili, che lo fanno considerare non solo la figura di maggior spicco nella poesia inglese di questo secolo, ma, in assoluto, uno dei maggiori poeti inglesi. Assimilò tutto quanto era possibile assimilare, tutti gli spunti, i motivi, le invenzioni, le tradizioni che si offrivano alla sua epoca (si cimentò anche nel teatro no, con risultati di indubbia originalità), e riuscì a fondere gli elementi assimilati in un linguaggio del tutto personale, potente, affascinante. Straordinaria è inoltre la durata della sua attività creativa: anche nel tempo estremo della sua vita Yeats fu meravigliosamente produttivo. Le ultime poesie, in gran parte molto brevi, esprimono in uno stile concettoso e stringato gli umori di una vecchiaia che non cede all’amarezza, mostra anzi ancora una grande forza vitale e una sensualità, che si risolve talora in accenti di sardonica ribellione. Le opere della maturità e della vecchiaia rappresentano un vertice poetico che agli occhi della critica ha oscurato la produzione giovanile. Pure anche questa, letta senza pregiudizi, rivela una grande forza suggestiva, confermando la coerenza straordinaria di un poeta in continua crescita.