(Oviedo 1881 - Madrid 1962) scrittore spagnolo. Studiò giurisprudenza a Oviedo, dove fu allievo di Clarín. Viaggiò poi a lungo in Europa e negli Stati Uniti; durante la prima guerra mondiale fu corrispondente dall’Italia. Dal 1931 al 1936 fu ambasciatore di Spagna a Londra; allo scoppio della guerra civile emigrò in Argentina e tornò in Spagna solo nel 1955. Esordì come poeta con La pace del sentiero (La paz del sendero, 1903), prima parte di una trilogia che comprende anche Il sentiero innumerevole (El sendero innumerable, 1916) e Il sentiero errante (El sendero andante, 1921). Ma fu con la narrativa che P. de A. trovò il genere più congeniale: Tenebre sulle vette (Tinieblas en las cumbres, 1907), A.M.D.G. (1910), Vagabonde e ballerine (Troteras y danzaderas, 1913), sono opere del primo periodo, di segno più realistico; tra quelle del secondo, più vicino a modi simbolici e astratti, ricordiamo Bellarmino e Apollonio (Belarmino y Apolonio, 1921), la sua opera migliore, I travagli di Urbano e Simona (Los trabajos de Urbano y Simona, 1923), Tigre Juan (1926), e alcune narrazioni brevi, le «novelas poemáticas» Prometeo, Luce domenicale (Luz de domingo) e La caduta della casa Limones (La caída de los Limones) del 1916. Tra i saggi, Le maschere (Las máscaras, 1917-19) e Politica e tori (Política y toros, 1918-19). Da avvicinare per molti aspetti alla «generazione del ’98», P. de A. sviluppò una personale tendenza ad accogliere nei suoi libri una riflessione lucida sull’operare degli uomini, ora con cordiale umorismo ora creando una sorta di romanzo-saggio, rivelando sempre un’intelligenza originale e una superiore serena ironia.