(Nîmes 1840 - Parigi 1897) romanziere e commediografo francese. Provenzale, evocò con nostalgica malinconia la terra natale in opere assai note come Storia di un fanciullo (Le petit chose, 1868) in cui racconta, ora fedelmente ora in modo romanzato, la propria infanzia e fanciullezza; le Lettere dal mio mulino (Lettres de mon moulin, 1869), idealmente rivolte ai parigini per far loro conoscere e apprezzare il Mezzogiorno; L’Arlesiana (L’Arlésienne, 1872), dramma rusticano ambientato nella Camargue, musicato da G. Bizet. Il pubblico di Parigi accordò tuttavia il suo pieno consenso a D. solo quando egli mitigò la sua immagine di autore regionalista, pubblicando una serie di romanzi d’ambiente che mettono in scena con realismo poetico i protagonisti della vita moderna, come: Fromont il giovane e Risler il vecchio (Fromont jeune et Risler aîné, 1874), descrizione del mondo operaio che D. conobbe vivendo nel quartiere del Marais; e Nababbo (Nabab, 1877), ispirato alla figura del ministro Morny, uno dei personaggi politici di maggior rilievo del secondo impero, di cui D. fu segretario per vari anni. Il successo finalmente raggiunto permise il riconoscimento anche di opere precedenti, tra le quali soprattutto Tartarino di Tarascona (Les aventures prodigieuses de Tartarin de Tarascon, 1872), cui l’autore diede un seguito con Tartarino sulle Alpi (Tartarin sur les Alpes, 1885) e Port Tarascon (1890). Tra le opere degli ultimi anni, si ricordano Saffo (Sapho, 1884), che racconta la storia movimentata della relazione tra un giovane e una matura cortigiana; Il tesoro di Arlatan (Le trésor d’Arlatan, 1894), in cui è rappresentato un Mezzogiorno fantastico, ben diverso da quello del Tartarino; La Doulou, grande opera pubblicata postuma nel 1931, che raccoglie le pagine scritte da D. nel corso della malattia nervosa che lo tormentò per quindici anni fino alla morte. Tutta l’opera di D. è caratterizzata dalla presenza di un doppio registro: il realismo con cui descrive minuziosamente ambienti e personaggi, considerato da Zola come vero e proprio naturalismo, e la delicata evocazione di figure immaginarie e irreali.