Se Ethel Lilian Voynich
née Boole è stata popolare nell'ex Unione Sovietica è certo sconosciuta in Irlanda, dove nacque l'11 maggio 1864 nella Contea di Cork, figlia del matematico George Boole e nipote dell'esploratore che diede il nome al Monte Everest. In verità, dopo averla abbandonata con la madre all'età di otto anni, la sua frequentazione dell'Irlanda fu occasionale. I suoi interessi e la sua zona d'influenza si spostarono rapidamente da Londra alla Germania, dall'Italia alla Russia, per approdare infine negli Stati Uniti dove morì a New York nel 1960. Da giovanissima si scoprì mazziniana e da allora adottò il nero in segno di lutto per i popoli oppressi. A Londra conobbe il rivoluzionario Sergei Kravchinsky ("Stepniak"), autore di
Underground Russia, che la cooptò alla causa antizarista. Tornata a Londra nel 1889 dopo aver passato due anni in Russia, Ethel Lilian Boole conobbe l'aristocratico Wilfrid Michael Voynich, un nazionalista polacco che era riuscito a fuggire dalla Siberia dov'era stato confinato per il suo appoggio ai movimenti operai di Varsavia. Come accadde pochi anni dopo tra il conte polacco Kasimierez Markiewicz e Constance Gore-Booth, anche Boole e Voynich si sposarono e, mentre lui aprì una libreria antiquaria, lei (a differenza della sua connazionale che divenne comandante dell'esercito rivoluzionario irlandese) si dedicò alla causa russa. Iniziò a tradurre in inglese letteratura rivoluzionaria, ma anche testi di Marx ed Engels in russo. A Londra la coppia Voynich frequentava George Bernard Shaw, Engels, Oscar Wilde, William Morris ed Eleanor Marx. In compagnia di Sigmund Rosenblum (la spia che poi assunse il nome di Sidney Reilly), Ethel Lilian intraprese un viaggio in Italia per raccogliere materiale per quello che sarebbe divenuto il suo romanzo più famoso,
The Gadfly ("Il Tafano") che uscì nel 1897 e che viene ora riproposto in un'accurata e gradevole traduzione dall'editore Castelvecchi con il titolo
Il figlio del cardinale. Ambientato in Italia tra il 1830 e il 1840, il romanzo è centrato sulle vicende di un gruppo di seguaci della Giovane Italia che lottano per la liberazione del paese dal giogo austriaco. Il protagonista, Arthur Burton, è orfano, ma è seguito dal prelato Montanelli che è in realtà il suo padre biologico, al quale è legato da un affetto profondo. Arthur ama anche la sua compagna d'infanzia Gemma, con la quale condivide gli entusiasmi indipendentisti. Il loro mondo crolla quando Arthur, tradito da un confessore, viene prima incarcerato e torturato e poi scopre la vera natura del legame che lo lega a Montanelli. Disgustato del tradimento, finge il suicidio e fugge in Sud America. Dopo anni torna in Italia sotto falso nome, sfigurato e menomato nel corpo ma non certo domato nello spirito e, firmandosi "Il Tafano", pubblica disegni satirici contro la chiesa e il potere. Di nuovo accanto a Gemma, ignara della sua vera identità, organizza un trasporto di armi per un'imminente rivolta del Lombardo-Veneto, ma viene arrestato in Toscana, nella città dove Montanelli è ora cardinale e dove avrà luogo lo
show down finale tra padre e figlio. Il romanzo, la cui qualità letteraria è relativa, ha però una decisa vena anticlericale e libertaria che affascinò subito i lettori dell'Europa dell'Est, tanto da assicurargli centinaia di edizioni nell'Urss, oltre ad adattamenti cinematografici, per il teatro e l'opera. In Italia, dove ci si sarebbe aspettato interesse almeno per l'argomento trattato, Voynich passò quasi inosservata, proprio come era accaduto una trentina di anni prima al connazionale Charles Lever (1806-1872), romanziere, console britannico prima a La Spezia e poi a Trieste, che ambientò gran parte della sua produzione narrativa in Italia. Negli splendidi romanzi oggi dimenticati, quali
The Daltons (1852),
Tony Butler (1865),
The Bramleighs of Bishop's Folly (1868), o in
Lord Kilgobbin (1872), Lever aveva già creato personaggi di eroi irlandesi che lottavano accanto a carbonari, garibaldini o mazziniani per liberare l'Italia dalla tirannia austriaca e papale. A differenza di Voynich, che non traccia paralleli con l'Irlanda, Lever metteva apertamente a confronto le trasformazioni in atto nella società irlandese con i vari movimenti nazionali che in Europa stavano reclamando libertà, democrazia e governi costituzionali. Anche se Voynich tentò ripetutamente di sfruttare il personaggio indubbiamente affascinante del "Tafano" non riuscì più a ottenere il successo raggiunto con il romanzo d'esodio, che restava peraltro opera di difficile classificazione, così lontana sia dalla produzione vittoriana più tradizionale sia dai contemporanei testi delle autrici del cosiddetto gruppo del "New Woman", come le irlandesi Sarah Grand o Katherine Cecil Thurston. Elisabetta d'Erme