L'
Eneide è un'opera che costringe a una continua ridefinizione della categoria di "classico", come ho potuto constatare di persona quando ho letto e commentato i versi di Virgilio in un recente corso di letteratura presso l'Università di Torino con studenti per lo più stranieri, provenienti da ogni parte del mondo (dall'America alla Cina): questo poema, insieme all'
Odissea, permette di trovare un punto di mediazione culturale tra il mondo greco-latino e prospettive poste ai suoi antipodi grazie alle vicissitudini di viaggio, esilio, guerra, speranza, disperazione, amore e morte, espresse con il raffinato filtro della poesia. Purtroppo allora non era ancora disponibile questa edizione einaudiana che si affianca a quella ormai "classica" di Rosa Calzecchi Onesti e si contraddistingue per equilibrio, cura e consapevolezza. L'introduzione è molto più di
Un profilo di Virgilio, come recita il titolo: Alessandro Fo presenta, in modo essenziale ma completo, le questioni che riguardano la vita e le opere del poeta antico a partire da una ricca e aggiornata bibliografia, discussa nelle note a piè di pagina. Il discorso non ha nulla del profilo storico-letterario, ma si cala all'interno del dibattito critico in modo da coniugare un chiaro intento divulgativo con originalità e ricchezza interpretativa. Altro pregio, che non stupisce chi conosce interessi e metodo dello studioso, è la capacità di presentare Virgilio alla luce della variegata storia della sua fruizione. Segue una
Nota alla traduzione preceduta dalla titolatura programmatica
Limitare le perdite: Fo svela qui presupposti e principi della sua attività traduttiva, che non si limita al lavoro di mediazione linguistica e culturale tra opera antica e lettore moderno (già di per sé tutt'altro che semplice e scontato, come altri, non sempre felici, esempi presenti nella medesima collana hanno mostrato), ma, per raggiungere una maggior fedeltà, tenta una rigorosa traduzione versificata, rispettosa del testo originale nel contenuto e nella forma. Questo certo non facilita la lettura, ma ha due vantaggi: il lungo e faticoso lavoro di riscrittura diventa testimonianza di un avvicinamento alla "traduzione perfetta" (richiamata e subito negata nel riferimento a san Gerolamo) e, attraverso l'effetto di straniamento, il lettore ignaro di latino può percepire in qualche modo la ricchezza del linguaggio poetico virgiliano. Chiudono la sezione una
Nota al testo, in cui sono esposte le divergenze rispetto al testo critico utilizzato, quello di Mario Geymonat (nella revisione del 2008), ricordato con stima e affetto, e un'agile appendice cartografica. Se ho già esposto i pregi della traduzione, accompagnata dal testo latino a fronte, non occorre dimenticare che l'altro elemento di valore del volume è la sezione di
Note, opera di Filomena Giannotti. L'autrice, con precisione e competenza, fornisce il necessario supporto esplicativo a un testo intenzionalmente difficile e riesce altresì a coniugare l'informazione per il non specialista con opportuni approfondimenti e riferimenti al dibattito interpretativo. Traduzione e note, grazie alla stretta collaborazione tra i due autori, risultano così un dittico ben congegnato e realizzato, una macchina esegetica efficace per un testo che continua a rimanere fondamentale per il pensiero contemporaneo, malgrado i reiterati attacchi alla cultura umanistica. Vorrei chiudere con qualche considerazione sulla collana che accoglie il volume. Salvatore Settis nel presentare al grande pubblico la rinascita della "Nuova Universale Einaudi" ("La Repubblica", 13 aprile 2010) scriveva: "In tempi di approssimati esotismi, di letture frettolose, di traduzioni di seconda e terza mano, di libri 'rifiutati' e citati, ma non letti, la nuova Nue ci offre un esempio e una promessa. (
) Ci invita a costruire una nuova attualità (un nuovo presente) esplorando 'ai quattro angoli della terra' ogni possibile cultura tradizionale". Nel primo anno della nuova stagione (2010) è stato conservato il programmato squilibrio tra classici della tradizione greco-latina (un titolo l'anno sui quattro previsti) e quelli di altre aree geografiche, mentre nel seguente con i due titoli pubblicati si è privilegiata la tradizione orientale, tra mondo sapienziale arabo e cinese. L'anno passato, oltre alla riedizione aggiornata della
Storia di Barlaam e Ioasaf (a cura di Paolo Cesaretti e Silvia Ronchey),ha visto un ritorno a opere fondamentali del pensiero occidentale: il
De officiis di Cicerone (a cura di Rosa Rita Marchese e Giusto Picone) e l'
Eneide qui recensita. Nell'attuale società sempre più multiculturale abbiamo un bisogno impellente di condividere un patrimonio letterario veramente universale, fondato su un canone europeo e mondiale pur nella coscienza della sua inevitabile provvisorietà: una collana come la Nue può davvero svolgere questa funzione. Amedeo Alessandro Raschieri