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Cosa avrebbe da dire la Follia se potesse parlarci? E quale tipo di follia intende Erasmo? Una lettura leggera ma che sovverte il modo di considerare la follia e chi ne è affetto. La Follia diventa uno stato che l'uomo deve apprezzare e ringraziare. Ottima l'introduzione, ne consiglio la preliminare lettura.
A prima vista il libro potrebbe sembrare un’ironica denuncia del malcostume universitario ed ecclesiastico dell’epoca, la causa principale dello scisma iniziato da Martin Lutero, ma non bisogna fermarsi alle apparenze. Erasmo da Rotterdam ha compiuto una grande “scoperta”: ha scoperto l’importanza della Follia, perché l’uomo è fatto di ragione e follia, di sapienza ed insipienza, l’una strettamente legata all’altra. Ma Erasmo non si ferma alla follia e va oltre, prendendo di mira l’operato degli uomini del suo tempo. Attraverso la bocca della Follia, critica senza alcuna pietà le astrazioni dei teologi, la decadente metafisica scolastica ed il mero esercizio del potere ecclesiastico, per inseguire il vero messaggio cristiano, in nome di un superiore impegno morale e religioso. Insomma, utilizza uno strumento, che gli garantisce l’immunità (i pazzi non si possono toccare, anche se dicono cose spiacevoli) per denunciare i falsi valori dell’epoca. Quello che emerge dalle pagine del libro è un uomo rinascimentale lontano da ogni estremismo (si rifiuterà di aderire alla riforma, ma anche di militare tra le file degli anti luterani), aperto e tollerante, animato da slanci di entusiastica e positiva generosità, in nome di quella superiore “follia” evangelica (tutto ciò non ricorda San Francesco?), che si contrappone all'avidità di potere e di sapere degli apparentemente normali, i poveri di spirito, che sono in realtà i veri pazzi perché vanno dietro a cose inutili e meschine. L’Elogio della Follia non v’insegnerà nuovi percorsi di salvezza, ma vi farà sorridere, aprendovi da una parte una finestra su un mondo scomparso, quello del Rinascimento, e dall’altra vi aiuterà a capire perché l’uomo non può fare a meno di comportarsi in modo irrazionale. Perché, qualora dovesse accadere il contrario, solo allora ci dovremmo preoccupare: o è una macchina o è un pazzo.
E' senza dubbio un'opera originale considerato quando è stata scritta (primi del '500) e quanto sia ancora oggi attuale. E' un ironico monologo che la follia, impersonata da una figura femminile, rivolge ai lettori per dimostrare che è "lei" che governa ogni cosa, è lei che dà sapore alla vita, motivo per cui i folli conducono una vita migliore rispetto ai sapienti. L'inizio scorre bene, un fiume di idee facilmente comprensibili e anche condivisibili, poi però si fa sempre più ripetitivo e perde quindi il suo fascino iniziale. Il finale è più che altro una critica alle diverse classi agiate. Le numerose citazioni da testi greci e latini con relative note rallentano parecchio la lettura.
Recensioni
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