(Varsavia 1885 - Jeziory, Volinia, 1939) commediografo e narratore polacco. Fu anche pittore e insegnante di filosofia. Elaborò una visione storico-filosofica pessimista, culminante nell’attesa di un’imminente catastrofe dell’Europa a opera dei mongoli, e indicò nella propria opera una prefigurazione di questa agonia. Si uccise mentre le truppe tedesche e russe si spartivano il territorio polacco.Sul piano estetico, W. teorizzò, con il «formismo» (Teatro. Introduzione alla teoria della forma pura nel teatro, 1923), il superamento del dualismo forma-contenuto in una composizione di effetti «puri», ottenuta obbedendo a una logica formale interna all’opera e tale da produrre un brivido metafisico. Questo programma fu perseguito da W. in oltre trenta drammi, in cui si assiste all’emergere di un sentimento cupo e catastrofico dell’esistenza, avvicinabile alla tematica di S. Beckett, mentre il linguaggio della «forma pura» ricorda le soluzioni espressive di A. Artaud. Da La gallinella acquatica (1921) a La metafisica di un vitello a due teste (1921), da La seppia (1922) e La locomotiva folle (1923) a Il pazzo e la monaca (1925) e I calzolai (1934), le commedie di W. inscenano personaggi inquieti e crudeli, implacabilmente monologanti ai margini di un’esistenza-rito in cui nulla è definitivo, nemmeno la morte, e l’incontinenza verbale è vanamente opposta alla noia e al vuoto. Importanti sono anche i romanzi: Addio all’autunno (1927), Insaziabilità (1930), L’unica uscita (1931-33). Attivissimo nei cenacoli letterari degli anni Venti, W. è stato isolato e circondato dal silenzio nel dopoguerra ed è stato riscoperto solo dopo il 1956.