Compositore francese. Intraprese gli studi musicali con A. Reicha, iscrivendosi in seguito al conservatorio di Parigi, dove ebbe come maestri J.F. Halévy, J.F. Lesueur e F. Paer. Dal 1840 al '43 soggiornò a Roma come vincitore del Prix de Rome. Qui conobbe le opere di Palestrina e della grande tradizione polifonica romana, scoprendo in se stesso quella disposizione mistica che caratterizzerà, a tratti, la sua vita. Scrisse in quegli anni alcune messe, un Requiem (1842) e altre composizioni sacre. Per incitamento della cantante Pauline Viardot si volse in seguito al teatro, scrivendo per lei Sapho (1851) cui seguirono La nonne sanglante (1854) e Le médecin malgré lui (1858). Ma il grande successo gli venne dal Faust (1859), opera in cui la materia universale del poema di Goethe viene adattata allo spirito e alla tradizione dell'opéra-comique secondo una sensibilità squisitamente intimistica. Superate le prime perplessità, il pubblico di tutta Europa decretò al Faust un vero trionfo. Dopo questo capolavoro G. diede ancora al teatro, a prescindere dalle musiche di scena, Philémon et Baucis (1860), La colombe (1860), La reine de Saba (1862), Mireille (Mirella, 1864), Roméo et Juliette (1867), Cinq-Mars (1877), Polyeucte (1878), Le tribut de Zamora (1881), lasciando incompiuti Ivan le Terrible, George Dandin e Maître Pierre. Un ritorno al misticismo segnò l'ultima parte della sua vita, trascorsa dal 1870 al '74 a Londra (dove ebbe una relazione con la cantante Georgine Weldon) e poi nuovamente a Parigi. Alle precedenti composizioni sacre – fra cui, oltre a quelle già citate, si ricordano ancora la Messe solennelle à Sainte Cécile (1855) e la Messe des Orphéonistes (1870) – si aggiunsero in questo periodo: il mottetto profano Gallia (1871) per soprano, orchestra e organo; gli oratori Jésus sur le lac de Tibériade (1878), La Rédemption (1881) e Mors et vita (1884); altre 12 messe e 2 nuovi requiem (1873 e 1893, il secondo incompiuto); numerosi mottetti e brani religiosi. Fra la meno copiosa produzione sinfonica e cameristica vanno menzionati: un quintetto con pianoforte; le Méditations sur le premier prélude de Bach per violino, pianoforte e organo (1852: divenuta popolarissima come Ave Maria); 2 sinfonie (entrambe del 1855); 183 liriche per canto e pianoforte (14 a due voci, un centinaio delle quali pubblicate in raccolte tra il 1867 e il 1880); la Petite symphonie per due flauti, due oboi, due clarinetti, due corni e due fagotti (1885); una Suite concertante per pianoforte e orchestra (1888); pezzi caratteristici per orchestra, per pianoforte (solo, con secondo pianoforte e con orchestra) e per altri strumenti. G. lasciò inoltre un'autobiografia (1875), un libro di memorie (1859-77) e uno studio sul Don Giovanni di Mozart (1890). L'arte delicata di G. dischiuse alla musica francese nuove prospettive formali; soprattutto alla sua armonia, aperta all'influenza dell'antica modalità, sono debitori musicisti come G. Bizet, A.-E. Chabrier e J. Massenet.