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recensione di Silvestri, P., L'Indice 1996, n. 7
Alcuni anni fa l'Università per stranieri di Perugia pubblicò una statistica in cui si dimostrava che gli studenti di italiano come lingua straniera che commettevano più errori erano quelli di lingua madre spagnola. Questi dati confermano che l'affinità interlinguistica non è necessariamente un vantaggio decisivo per l'acquisizione di una lingua straniera.O meglio, lo è senz'altro nelle prime fasi di apprendimento, soprattutto per quanto riguarda la competenza passiva, ma può risultare un ostacolo nei livelli più avanzati di assimilazione linguistica. La fitta rete di simmetrie e dissimmetrie, riscontrabile a tutti i livelli di analisi tra lingue affini, può risultare un fattore che incide negativamente sull'apprendimento.
Il pregiudizio per cui lo spagnolo sia per un italofono una lingua facile ha radici lontane, come si dimostra nello studio diacronico sulla didattica linguistica presente nella prima parte del libro; questo pregiudizio ha ostacolato, o perlomeno ritardato, un'esplicita riflessione teorica.Lo spagnolo ha sempre avuto in Italia un ruolo subalterno rispetto alle lingue straniere "forti".Le più recenti innovazioni metodologiche a livello glottodidattico sono provenute dal mondo anglosassone e hanno consentito solo parziali applicazioni al caso concreto dell'insegnamento dello spagnolo a italofoni, favorendo indirettamente la persistenza dei metodi tradizionali.I meccanismi e le conseguenze, positive o negative, prodotti dall'affinità nell'apprendimento di una lingua straniera hanno dunque costituito per lungo tempo un terreno pressoché inesplorato.
Le modalità di apprendimento di una lingua straniera sono oggetto di analisi nella seconda parte del libro in cui si traccia un itinerario fra i contributi più importanti recati al problema negli ultimi decenni da discipline come la linguistica, la sociolinguistica, la psicolinguistica e la neurolinguistica.Uno dei meccanismi più importanti messi in luce è quello del transfer, vale a dire il trasferimento di elementi e strutture da un sistema linguistico a un altro, tanto più attivo quanto minore è la distanza tra i due sistemi.Nel caso concreto dell'italiano e dello spagnolo, se le analogie interlinguistiche possono in parte avere conseguenze positive ai fini dell'acquisizione della lingua straniera (transfer positivo), più spesso, e soprattutto ai livelli più avanzati di apprendimento, possono invece essere causa diretta di interferenze sia a livello lessicale (i "falsi amici"), che fonetico e morfosintattico (transfer negativo).
Il principio ormai consolidato che la lingua madre giochi un ruolo attivo nel processo di acquisizione di una lingua straniera, con conseguenze in parte positive e in parte negative, deve dunque guidare la pratica didattica.La Calvi chiarisce questo concetto nella terza e nella quarta parte del suo studio - che mi sono sembrate le più stimolanti - dove si passa dalle premesse teoriche alle proposte glottodidattiche.Riconoscere l'importanza della lingua madre nel processo acquisitivo significa privilegiare un approccio di tipo contrastivo e nel contempo non trascurare la riflessione metalinguistica, spesso sdegnata dai metodi cosiddetti comunicativi e associata alla grammatica normativa tradizionale.
Obiettivo del metodo, o meglio dell'approccio, proposto dall'autrice è avvicinare il discente a una competenza comunicativa della lingua, intesa come somma di competenze non solo strettamente linguistiche, ma anche sociolinguistiche e pragmatiche.Questo significa presentare la lingua come molteplicità di livelli e di usi, come diverse possibili "norme" e non come unica norma prescrittiva, lavorando su materiali eterogenei che riflettano la varietà linguistica, senza per questo trascurare strumenti da molti ritenuti erroneamente superati, come l'analisi letteraria e la traduzione; quest'ultima in particolare, per quanto "sospettata di connivenza con la grammatica tradizionale", continua a essere un "prezioso strumento per confrontare strutture linguistiche accomunate da analogie superficiali".
Il libro diMaria Vittoria Calvi, professore di spagnolo all'Università di Bergamo, è dunque un valido contributo agli studi sulla didattica linguistica, soprattutto perché rappresenta un invito a superare qualsiasi forma di dogmatismo in nome di un approccio eclettico, che sappia sfruttare di ogni metodo gli aspetti positivi e didatticamente produttivi.
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