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De rerum natura. Testo latino a fronte - Tito Lucrezio Caro - copertina
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De rerum natura. Testo latino a fronte
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De rerum natura. Testo latino a fronte - Tito Lucrezio Caro - copertina

Descrizione


I sei libri del "De rerum natura" sono disposti a coppie: i primi due riguardano la fisica atomistica; il terzo e il quarto, la psicologia; gli ultimi la storia del cosmo e dell'umanità. L'incipit di ogni libro è una celebrazione di Epicuro. Lucrezio vuole guardare a fondo nell'esistenza e la scoperta del vero si rivela tutt'uno con la coscienza della fragilità dell'uomo: ciascun libro si chiude con un potente quadro di desolazione.
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Dettagli

2003
25 novembre 2003
XXXII-466 p., ill. , Rilegato
9788806166922

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Giancarlo locarno
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Un poema scientifico, partendo dall’ipotesi atomistica di Epicuro, Lucrezio descrive le cose del mondo e quelle che avvengono nella mente dell’uomo. Non esistono dei, il mondo non ha un fine, quello che accade è semplicemente l’incontro e lo scontro tra atomi. Nel poema ci sono splendidi inserti lirici tra le tesi dottrinali, come l’iniziale inno a Venere, i versi nei quali racconta della mucca che cerca il suo vitello, e non sa che è stato sacrificato, e alla fine la descrizione della peste di Atene, ripresa da Tucidide. Un’ottima lettura per gli amanti della poesia.

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Francesco Loffredo
Recensioni: 5/5

È sicuramente la migliore edizione italiana di questo poema: traduzione accurata e note di commento eccellenti che chiarificano il contenuto dei versi, rimandi ad altri testi (per esempio a ciò che dice Epicuro nelle sue lettere o a ciò che altri autori hanno detto a riguardo), precisazioni sui giochi fonici adottati da Lucrezio, su particolarità linguistiche e anche alcuni versi tradotti da Rapisardi.

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Tito Lucrezio Caro

(99? a.C. - 55? a.C.) poeta latino.Lucrezio nel mondo latino Le notizie che abbiamo di lui sono manchevoli e incerte. Ignoto è il luogo di nascita. Forse era campano; ma la sua formazione deve essere avvenuta a Roma, dove visse e, probabilmente, conobbe i neoteroi. È singolare che di lui si parlasse ben poco. Cicerone, che pubblicò il suo poema, lo nomina appena in una lettera privata; lo ricorda, lodandolo, Cornelio Nepote; ne tacciono Virgilio e Orazio, che pure avrebbero avuto motivo di citarlo. Fra tanti silenzi emerge questa notizia di Girolamo: per un filtro d’amore procuratogli da una donna sarebbe diventato pazzo, e nei periodi di lucidità avrebbe scritto la sua opera prima di suicidarsi. Oggi, gli storici e i critici oscillano tra l’accettazione di questa sorprendente notizia e il...

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