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È lecito per il fedele danzare? È il tema di una riflessione morale che, misurandosi pratiche sociali del ballo via via diverse, ha accompagnato la storia delle chiese cristiane dalle origini fino ai giorni nostri.
A partire dalla teologia e dalla predicazione medievali, una tappa fondamentale di quella riflessione si sviluppa fra e nelle diverse confessioni e varietà nazionali del cristianesimo postriformato. Il confronto fra pubblici accusatori e avvocati difensori della danza è serrato: si combatte una battaglia di citazioni e argomentazioni che tendono a elidersi le une con le altre. A che cosa assomigliavano le danze di allora: a quella pia improvvisata da Davide davanti all’arca, oppure a quella seducente e sciagurata di Salomè al banchetto di Erode ?
Il conteso in cui si svolgevano queste dispute è quella stessa civiltà del rinascimento in cui il ballo aveva raggiunto piena maturità estetica e le danze di società erano diventate scuola quotidiana dove si apprendevano le buone maniere, i medici ne apprezzavano il valore come esercizio fisico, mentre viaggiatori incuriositi ne scoprivano la frequenza tra i selvaggi.
scheda di Franco, S. L'Indice del 2000, n. 11
Il volume esamina il dibattito teologico e morale sulla danza in Europa tra la metà del Quattrocento e la metà del Seicento, ricostruendo con estrema cura la fitta trama di rimandi, citazioni e rielaborazioni che legano tra loro le diverse fonti prese in esame. Queste fonti vengono dapprima presentate in ordine cronologico e geografico e, in un secondo momento, sottoposte a un'interpretazione sistematica che prende in considerazione solo alcuni degli spunti emersi dalla loro analisi. Fin dal XII secolo se l'atteggiamento dei predicatori si rivelò in tutta la sua intransigenza attraverso ripetute condanne, la teologia di ambito accademico dimostrò una certa accondiscendenza, cercando di dare una sistemazione del tema in termini morali a partire dal concetto aristotelico di atto di per sé indifferente e individuando condizioni e circostanze che la rendevano più o meno degna di biasimo. Nel corso del XV secolo la disputa proseguì fissandosi attorno a temi specifici quali la liceità della danza nei giorni festivi e nei luoghi sacri o l'opportunità della partecipazione del clero. Umanesimo, riforma (di cui non viene sottovalutato il carattere composito e sfaccettato) e controriforma continuarono ad alimentare la polemica alternando posizioni spesso antitetiche tra loro, e che andavano da una netta chiusura a una certa permissività. A questa lunga ed esauriente rassegna di fonti, temi e nozioni l'autore aggiunge due ulteriori prospettive da cui penetrare l'argomento: le opere di divulgazione medica e i resoconti di viaggi nel nuovo continente. Ciò che tuttavia risulta solo accennato nell'analisi del complesso rapporto tra danza e società è una serie di nodi teorici che sostanziano l'intero processo di civilizzazione e di modernizzazione, e di cui i corpi, anche quelli danzanti, sono veicolo ed espressione.
(S.F.)
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