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Gran bel romanzo, ben scritto. I personaggi ormai ben noti e delineati, acquistano sempre di più un loro spessore umano e professionale, ad ogni libro si nota sempre maggiore sintonia tra i membri della squadra. Il finale è dolce-amaro, come spesso capita quando ci si imbatte in questo tipo di vicende. 5 stelle meritate.
Non riesco più a smettere di leggere questa serie. Cuccioli penso sia il mio libro preferito di quelli letti fino ad ora. Questo commissariato sta diventando quasi una seconda famiglia. Il caso della bambina è stato molto interessante quanto triste.
Sono talmente preso da questa "Saga" che non riesco a leggere altro finché avrò terminato l'ultimo libro. Sono sempre più ammirato dalla saggezza e dall'umanita dei Bastardi di Pizzofalcone e dalla pietas di De Giovanni, grandissimo scrittore!
Recensioni
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In una società che si sgretola i poliziotti di Maurizio de Giovanni combattono non solo il crimine, ma anche l’indifferenza verso chi è più debole.
Presto il grande pubblico, quello televisivo, scoprirà i protagonisti della serie dei Bastardi di Pizzofalcone e ne porterà via un pezzo ai suoi lettori assidui, che sono notoriamente gelosi e orgogliosi della loro scoperta. Il primo ad arrivare sullo scrittore napoletano era stato l’editore Fandango, che ha pubblicato i primi capitoli della serie del commissario Ricciardi, poi riedita da Einaudi; adesso è la Rai, con una fiction televisiva in onda tra un anno (autunno 2016) sulla prima rete. Gradino dopo gradino de Giovanni ha scalato le classifiche partendo dal basso, grazie a un talento e una capacità rari.
La sua scrittura, intrisa di una napoletanità lieve, capace di attingere ai colori e ai gusti della città in cui vengono ambientate tutte le storie, viaggia lentamente in più direzioni, soffermandosi sui caratteri e i particolari, stende pennellate intense di colore e umanità, utilizzando la trama poliziesca come un pretesto per dire molto, molto di più, sui protagonisti, sulla città di Napoli e anche su noi lettori.
La serie dei Bastardi di Pizzofalcone è quella che rivela il rapporto più stretto con la città, dal momento che il quartiere in cui viene ambientata la serie è un microcosmo dove tutti sanno ciò che succede agli altri, polizia compresa. Dal rapporto con il quartiere prendono avvio le indagini, nelle quattro mura dei bar, dei negozi e delle case vengono raccolti gli indizi, le strade portano soluzioni, proprio come avviene per i colleghi americani dell’87° Distretto inventato dallo scrittore Ed McBain, a cui de Giovanni si è ispirato.
In questo quarto capitolo della serie, il commissariato di Pizzofalcone, sempre in bilico tra la soppressione e il riconoscimento di una ritrovata efficienza, ha mandato via i vecchi “Bastardi”, i poliziotti corrotti che avevano sequestrato una grossa partita di droga e si erano messi a spacciare in proprio. Al posto loro sono arrivati altri poliziotti, rifiuti degli altri commissariati, persone che per un motivo o per un altro hanno avuto dei guai in servizio. Lojacono, siciliano, che forse intrattiene rapporti con la mafia, Romano che si è rovinato la vita e la carriera con i suoi scatti d’ira, la giovane Alex Di Nardo dal grilletto facile e poi Marco Aragona, che pensa di essere il protagonista di una serie televisiva, capelli impomatati e occhiali a specchio anche di notte. Gli altri poliziotti, Ottavia Calabrese e l’anziano Pisanelli, erano a Pizzofalcone prima della retata e avevano lavorato per mesi insieme ai Bastardi, senza mai accorgersi di cosa stesse succedendo.
Che razza di poliziotti sono? In un primo momento il commissario incaricato di chiudere il commissariato, Luigi Palma, aveva pensato di affidare a questi ragazzi l’ordinaria amministrazione prima della dismissione. La Procura pensava che non avesse senso lasciare attivo un commissariato al centro della città, schiacciato tra altri due commissariati più grossi, con competenza su un quartiere residenziale molto piccolo, e poi con una macchia così infamante sulla sua reputazione. Poi però Palma si era reso conto che quei ragazzi avevano talento, talento vero, che oltre alle capacità individuali la loro unione, la loro squadra, aveva dato vita a una strana, assurda chimica, che li rendeva più svelti, più intuitivi, più abili degli altri. Alla fine si poteva sperare che la Procura mantenesse il commissariato aperto…
Una neonata trovato vicino a un cassonetto può essere l’occasione di riscatto per Francesco Romano, per le sue vicende personali, e per tutto il commissariato? Non sappiamo. La gente del quartiere, quando il poliziotto trova la bambina cianotica e in fin di vita, si stringe intorno al commissariato e inizia a collaborare. Quasi immediatamente si scopre che la donna che ha partorito il neonato non è la stessa persona che l’ha abbondonata: è stata trovata sgozzata sulla poltrona di un elegante appartamento residenziale. La ragazza è una colf ucraina, la morte è avvenuta poche ore dopo il parto, mentre la bambina è stata abbandonata alcuni giorni dopo la sua morte. È evidente che qualcuno ha voluto uccidere la madre e poi ha abbandonato la piccola. Perché?
La soluzione del caso, come sempre, comporta il coinvolgimento di quella varia umanità che Maurizio de Giovanni ama descrivere e che noi amiamo leggere. Un giallo che dimostra ancora una volta una naturale inclinazione dell’autore a conquistare tutti.
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