Compositore finlandese. Intraprese gli studi da autodidatta per poi proseguirli a Helsinki (con M. Wegelius), dove fece amicizia con Busoni e si perfezionò anche nel violino. Tra il 1889 e il 1891 soggiornò alcuni mesi a Berlino e a Vienna grazie a una borsa di studio; al suo rientro in patria si mise in luce con il poema sinfonico Kullervo per soli, coro e orchestra (1892), ispirato all'epica finnica del Kalevala, che lo avvicinò al nazionalismo finlandese, di cui ben presto si fece alfiere con varie musiche d'occasione a sfondo patriottico. Pur attento agli sviluppi della musica europea (grazie a tournées e viaggi all'estero), S. resterà in futuro sempre fedele alla scelta nazionale anche a costo di isolarsi dai grandi movimenti del rinnovamento musicale del primo Novecento, a volte chiudendosi in un intimismo evocativo ai limiti del solipsismo, altre volte esibendo una tensione epica non sempre esente da magniloquenze di matrice tardo-romantica. Sebbene oggi si cominci a guardare con un certo interesse anche alla sua musica cameristica, soprattutto ai numerosi cicli liederistici e alle composizioni per pianoforte, a quell'epoca S. fu soprattutto celebrato, in patria come all'estero, per la sua produzione sinfonica, la quale comprende, accanto a sinfonie classicamente atteggiate, ben misurate nella forma e nel contenuto espressivo, anche poemi orchestrali di carattere più rapsodico e di impianto più complesso e imponente, basati su una tecnica di elaborazione tematica di derivazione bruckneriana: Una saga (1892-1901), il celeberrimo Finlandia (1899) appartenente a una serie di sette brani denominata Scènes historiques, dove le implicazioni politiche del patriottismo (anti-zarista) si stemperano nella pura contemplazione del paesaggio nordico e in una rivendicazione puramente «naturale» dell'identità nazionale, nutrita di motivi musicali «quasi-etnici»; e ancora, La figlia di Pohjola (1906), La driade (1910), nonché le suites sinfoniche Karelia (1893) e Lemminkäinen (1895), più volte riveduta (dove si trova il noto Cigno di Tuonela). Emerge dalla musica di S. una visione ottimistica del futuro, unita a un senso positivo della tradizione (che per la neonata Finlandia dei primi del Novecento cominciava appena a delinearsi dopo l'indipendenza politica), che lo porta a guardare con simpatia all'eredità ottocentesca e a provare una naturale estraneità alla temperie espressionista, collocandolo fra i «grandi inattuali» della musica novecentesca. Gli esiti della sua poetica sono tuttavia originali, e se le prime Sinfonie (come pure il famoso Concerto in re minore per violino e orchestra, 1903) appaiono ancora segnate dalla dipendenza dai modelli di Cajkovskij nel loro turgore coloristico, le opere composte dopo la prima guerra mondiale mostrano atmosfere sonore più rarefatte e un senso più equilibrato e disteso della forma musicale (le ultime tre Sinfonie, composte nel periodo 1915-24; il poema Gli oceanidi, 1914, sino all'etereo Tapiola, 1926, l'ultimo lavoro del genere). Una vena impressionistica, che già traspariva in Finlandia, si evidenzia anche nelle numerose musiche di scena, in quelle per il Pelléas et Mélisande di Maeterlink (1905), nel Festino di Belsazar (1907), nella Tempesta (1925), ma soprattutto in Kuolema (Morte, 1903, che include il celebre Valzer triste) o in Bianca-come-cigno (1909). E sembra essere altresì il tratto predominante nella produzione liederistica, a lungo negletta, ma intrisa di finissima sensibilità e di un senso tranquillo e quasi etico del rapporto uomo-natura (si vedano in particolare le 7 liriche op. 13, le 5 liriche op. 38 e le successive raccolte op. 57, op. 61 e op. 88, composte fra il 1909 e il 1917), nonché nei lavori pianistici della maturità (op. 75 e op. 85).