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La tesi dell'autore è contestabile sotto molti aspetti. Trovo scorretto affermare che sia più importante la produzione e l'arrangiamento della scrittura di musica e testo e dell'interpretazione di una canzone. Si afferma che la melodia e il testo da sole non sono sufficienti. Mi chiedo: senza la melodia e il testo sarebbe forse sufficiente il lavoro di produttore e arrangiatore? I testi inoltre possono sicuramente avere un valore autonomo e contribuiscono in maniera determinante al successo di alcune canzoni. Senza alcun senso l'esperimento di abbinare testi a musiche di canzoni diversissime per dimostrare che non hanno valore autonomo. E' ovvio che un testo vada bene solo per certe musiche e non altre. Si contesta al sistema attuale di non far conoscere tutti i ruoli al pubblico ma questo è vero in qualsiasi campo dove senza approfondimenti certi aspetti non vengono conosciuti.Mi sembra poi maniacale prendersela quando si parla della musica di questo o quel cantante intendendo l'interprete. E' ovvio che si intende la musica delle canzoni cantate da quel cantante senza voler per forza dire che l'autore è solo chi canta. Non ha neanche molto senso dire che sapere del coinvolgimento di altre figure distruggerebbe l'appeal della canzone. Le canzoni vengono innanzitutto giudicate per come arrivano al pubblico. Il pubblico giudica il risultato finale. Per questo è così importante chi le propone al pubblico cioè l'interprete, . . Per il brano Eppure sentire cantato da Elisa, Wikipedia tacerebbe il ruolo di Buonvino autore della musica. La prima riga (non l'ultima) della descrizione del brano è questa: “Il testo del brano è stato scritto dalla cantautrice giuliana su musica di Paolo Buonvino”. Stesso discorso per Senza fiato cantato dai Negramaro. Su Wikipedia nell'elenco delle loro canzoni a quel titolo appare scritto musica: Paolo Buonvino.
Tutto quello che è contemporaneo pare vero ed immutabile. Eppure costumi e abitudini, subiscono - nei tempi lunghi della storia - modificazioni sostanziali. Quello che pareva vero diventa, dopo qualche decennio, non più credibile. Così, in questo bel libro di Fabrizio Basciano, si fa una lettura ineccepibile delle abitudini autoriali della musica leggera (termine quanto mai improprio, come scoprirete leggendo il libro), che - causa una lunga serie di cattivi motivi - portano la musica verso una deriva che non le appartiene, ma alla quale crediamo tutti senza remore. Si arriva a credere che la musica sia figlia solo di testi bizzosi o melodie estemporanee, dimenticandosi che essa è la conseguenza di un processo creativo più complesso, al quale partecipano una lunga serie (spesso dimenticata) di professionisti, primi tra tutti i produttori e gli arrangiatori! Dimenticati perché solo autori di testi e di melodie hanno la pretesa ( riconosciuta dalla SIAE) di firmare le canzoni. Eppure, la storia bene ce lo insegna, l’opera barocca ha visto furoreggiare librettisti o cantanti, mai gli autori delle musiche (spesso dimenticati pure dalle locandine). Vizio comune, si penserà... certo è che, con le ottime osservazioni dell’autore (ne ricordo soprattutto una: la critica musicale è sovente figlia dell’improvvisazione, che la fa parlare senza cognizione di causa e completamente a digiuno di quella formazione tecnica che dovrebbe essere la base del suo esercizio), accompagnate da interessanti ed illuminanti interviste ai professionisti della canzonetta (popolar music, come gli studiosi anglosassoni ben ci ricordano), si arriva ad una illuminazione che rischiara il presente, aprendo una nuova prospettiva critica, ricordandoci che le cattive abitudini sono sempre destinate a scomparire o a ridimensionarsi, così come i cantanti dell’opera barocca - allora stelle impareggiabili - oggi sono diventati pulviscolo rispetto ai macigni dei compositori a loro coevi!
Questo libro è utile sia agli addetti ai lavori sia per chi è solo utente di musica e nulla sa di ciò che sta dietro alla comparsa sul mercato di buona e cattiva musica. Le scuole, soprattutto i licei musicali, dovrebbero adottate questo testo di lettura e approfondimento.
Recensioni
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