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(…) Philip Ó Ceallaigh, di origine irlandese, classe 1969, risiede a Bucarest e ha vissuto in molti luoghi: nell’Europa dell’Est, negli USA, in Spagna e in Russia. Anche le diciannove storie contenute in Appunti da un bordello turco costituiscono un viaggio, una forma di esplorazione di realtà differenti ma accomunate da una stessa caratteristica: la marginalità. che si tratti di Bob e Mary in America, Radu e Andrei in Romania o Yakup e Sabila in Turchia, le esistenze dei personaggi sono contraddistinte da un senso di profonda solitudine. A dispetto del titolo, la maggior parte delle vicende è ambientata in Romania, in quartieri urbani periferici. Si tratta di microcosmi fatti di condomini fatiscenti, piazzali abbandonati e ricoperti di cocci di vetro, teste di bambole di plastica dagli occhi azzurri per terra, muri decrepiti. (…)
Nemmeno le partenze e le fughe sono possibili: in sintonia con lo spirito dei dublinesi di Joyce, i personaggi di Ó Ceallaigh non riescono a cambiare la loro vita. È il caso di un aspirante scrittore che, in Camminando verso il Danubio, dopo aver compiuto una fuga a contatto con la natura, fa ritorno alla sua stanza semi-vuota al nono piano in città. Nulla è cambiato: un senso di immobilità pervade ogni cosa e si insinua dentro lo spirito, ammutolito dalla nuda realtà. È proprio un’osservazione del protagonista a esemplificare la condizione di chi abita quest’universo malconcio: “S’impara a domare il soffio dell’anima, a diventare sordi al suo richiamo, e questa violenza contro di sé è ciò che viene comunemente detto sanità mentale, perlomeno nei posti dove ho vissuto io”.
Nessuno trova scampo in questi racconti (il cui stile ad alcuni ricorda Hemingway), che evitano toni melodrammatici grazie all’ironia graffiante dell’autore. È chiaro che Ó Ceallaigh in fondo si diverte nel mostrarci questo purgatorio pullulante di volti a tratti grotteschi, a tratti tragicomici. La forza narrativa di questo libro è offerta da una prosa scabra e di grande espressività al tempo stesso, dotata di vivide immagini che si trattengono nella memoria per la loro precisione e intensità.
Recensione di Elisa Armellino
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