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Anno edizione: 2020
Anno edizione: 2006
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Racconto breve che si legge in mezza giornata. Avvincente fin dall'inizio che però ha un finale, a parer mio, portato a concludersi troppo rapidamente purtroppo. Quattro stelle perché è riuscito a tenermi incollato alla lettura fino alla fine.
Vukovlad nella lingua degli zingari significa "essere malvagio, demonio" e con questo nome una vecchia capo tribù indica una creatura o una bestia orribile che opera delitti e misteriose atrocità in un vicino villaggio polacco. Siamo nell'estate del 1939 sui Monti Tatra in Polonia, nei pressi del confine con la Slovacchia, e il protagonista di questo romanzo è un sottufficiale dell'esercito ungherese, Emil Ferenczi, impegnato in un'azione militare di difesa dall'attacco nazista. La narrazione si muove tra l'incognita del nemico che tarda a materializzarsi e l'avanzata in zone impervie e sconosciute, tra credenze e racconti scarsamente controllabili, tra atmosfere misteriose e paura per ciò che potrebbe accadere. Una storia vera raccontata molti anni dopo all'Autore dallo stesso protagonista in occasione di un convegno presso l'isola di Capri e riportata nella forma letteraria del romanzo per capire forse "da cosa traggono forza per crescere nella mente umana", figure come "lupi mannari, vampiri, orchi, streghe e spettri" e per comprendere "da dove traggono origine le superstizioni, così radicate nell'umanità". Banale e scipito, non lascia alcuna traccia di sé nel lettore.
Amo questo scrittore e pure questo libretto decisamente minore, non solo come mole non mi ha deluso. La storia è gotica, con degli aspetti banali e forse scontati, ma la grande maestria dell'autore, il suo modo affascinante di scrivere, salva pienamente l'opera. Resta una "favola", ma questo non deve scandalizzare, tanti grandi romanzi non sono che favole, ce ne fossero così!
Recensioni
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