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Nell'introduzione,l'autore ci tiene a precisare la sua totale imparzialità nello scrivere ciò che andremo a leggere. Purtroppo più si va avanti nel racconto e più ci si accorge di quanto tutto il libro sia tendenzialmente fazioso. L'autore non fa nulla per nascondere il proprio astio nei confronti della totalità del popolo tedesco,colpevole in toto,dell'olocausto;probabilmente l'astio deriva dal fatto che il padre dell'autore è stato un sopravvissuto di un campo di concentramento. I tedeschi vengono etichettati come paradigma del "popolo del male" per eccellenza,con loro antisemitismo intrinseco. Ma l'antisemitismo in Europa ha radici profondo ed è nato molto prima del nazismo;già presente in Spagna ai tempi della Santa Inquisizione,dove gli ebrei erano sistematicamente perseguitati;ed i pogrom quasi giornalieri nell'Europa dell'est ne sono un altro esempio. Sembra quasi che solo i tedeschi si siano macchiati di certe crudeltà,ma la storia è piena di genocidi:i conquistadores nei confronti delle civiltà pre-colombiane,i khmer rossi nei confronti del loro stesso popolo,gli hutu e i tutsi,e molti altri. Il racconto è pieno di altre incongruenze che mi hanno lasciato molto perplesso,che per motivi di spazio non posso elencare. Il libro di per sé è ridondante,ripetitivo a non finire,tendenzioso;insomma,è l'esempio lampante di come non si dovrebbe scrivere un libro di storia. Se volete informarvi veramente sull'argomento vi consiglio i lavori di Hannah Arendt,Raul Hilberg,George Mosse,Ian Kershaw,William Shirer e sui campi di concentramento Nikolaus Wachsmann.
Il libro, seppur voluminoso, è molto scorrevole e mette in luce i crimini del popolo tedesco a partire dal 1938. I responsabili della Shoah non furono solo le SS, ma anche uomini e donne comuni, che si sarebbero potuti ribellare e che hanno preferito non farlo, prediligendo lo sterminio del popolo ebraico. L'autore cerca di indagare a fondo, anche psicologicamente, il motivo che può aver portato i tedeschi a perpetrare tali crimini e arriva a una soluzione: l'antisemitismo, l'odio verso gli ebrei, radicato in Germania da secoli, sin da prima di Hitler. Particolarmente emozionanti sono i capitoli dedicati alle marce della morte e alla vita nei campi.
E' un libro affascinante e, al tempo stesso terribile, perché non lascia alibi alla "presunta" inconsapevolezza del popolo tedesco che, invece, coma dimostra l'autore, è stato direttamente e consapevolmente responsabile del genocidio degli ebrei. Va letto sia come disamina di un tragico momento della storia che come autocoscienza circa i personali, individuali, collettivi rifiuti di quelli che si ritengono diversi da sé o dall' autarchico spirito di un popolo
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