Underground. Racconto a più voci dell'attentato alla metropolitana di Tokyo

Il 20 marzo 1995 alle otto di mattina, l’ora di punta sulla metropolitana di Tokyo, un commando della setta religiosa Aum compie un attentato terroristico su alcuni treni, affollati di pendolari. I criminali portano sui convogli sacche di sarin allo stato liquido, una sostanza di consistenza oleosa, che evapora a contatto con l’aria, e sprigiona un gas nervino più letale del cianuro. Le sacche sono avvolte in fogli di giornale, che il terrorista perfora con la punta affilata di un ombrello, per poi scendere subito dopo. Murakami raccoglie le testimonianze di chi era quel giorno sul treno, assassini compresi. Non si capisce lo scopo dell’attentato della setta, legale in Giappone, ma gli esecutori affermano che, pur avendo dei dubbi sulla moralità dell’azione, non potevano tirarsi indietro. Le testimonianze si assomigliano tutte: pochi hanno capito cosa stesse succedendo. I viaggiatori hanno accusato inspiegabili sintomi: mal di gola, tosse, difficoltà respiratorie, bruciore agli occhi, vista offuscata. Tutti si sono recati comunque al lavoro, attribuendo il malessere ad altre cause, ma i sintomi si sono aggravati durante giornata, mentre la televisione divulgava la notizia dell’attentato. Le persone che hanno avuto un contatto diretto con il fatale liquido sono decedute, colpite da paralisi respiratoria, come l’impiegato della metropolitana che ha rimosso le sacche da un treno. Molti hanno trascorso settimane in ospedale e alcuni hanno riportato effetti a lungo termine. Colpisce il senso assoluto, quasi fanatico del dovere dei giapponesi: la prima preoccupazione di tutti gli intervistati è andare comunque al lavoro. Nell’ultima parte del libro alcuni membri di Aum, non coinvolti direttamente nell’attentato, spiegano le motivazioni delle loro scelte deliranti, comuni a molte religioni: ascetismo, culto della personalità, rifiuto della società, emarginazione. Quattrocento pagine di testimonianze simili, però, sono monotone e pesanti, perché lo stile è freddo.

Murakami raccoglie una serie di testimonianze legate ad un attentato avvenuto a Tokyo. Attraverso il racconto delle persone coinvolte, delle loro abitudini e motivazioni, si ottiene un diverso punto di vista sul Giappone e su certi aspetti della sua cultura, come l'etica del lavoro. La mano dell'autore è quasi invisibile, se non per le brevi riflessioni ad inizio e fine libro, e di certo non vuole ergersi ad analisi sociologica. Inoltre, la seconda parte è dedicata a membri o ex affiliati al culto di Aum, la setta religiosa dietro all'attentato. Considerato il periodo storico burrascoso che attraversiamo, questa sezione del libro può essere spunto di riflessione anche per noi occidentali, per ragionare meglio sui problemi di integrazione e di dialogo.

Un capolavoro assoluto del giornalismo investigativo, un'inchiesta sui protagonisti degli attentati alla metropolitana di Tokyo del 1995. In realtà il volume Einaudi raccoglie due libri di Murakami, il primo dedicato alle vittime degli attentati terroristici e il secondo anche ai terroristi. Si tratta di interviste entro una cornice esplicativa. Qui Murakami è grande, coglie nei dettagli l'umanità della tragedia ed è toccante. Il libro è anche utile per comprendere le allusioni a questa tragica vicenda presenti nei romanzi di Murakami dal 1995 in poi.