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«Rare sono le volte in cui il Prefetto parli senza esservi costretto, rarissime quelle in cui la Prefettessa, essendovi costretta, riesca a farlo...». Un romanzo ambientato in una prefettura degli anni Cinquanta, attraverso cui Luisa Adorno traccia il ritratto della burocrazia italiana del dopoguerra.
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Luisa Adorno, nel delineare la storia familiare del marito, descrive le frequenti incursioni nella loro terra natale alle pendici dell’Etna e avvolge il lettore con sapori e profumi della Sicilia di metà del secolo scorso. La lingua non è sfarzosa ma mai piatta e banale, in alcuni casi le descrizioni delle personalità sono tratteggiate facendo ricorso a qualche tic linguistico o battuta ricorrente. Il finale brusco fa presagire il seguito, che l’Autrice scriverà diversi anni dopo.
non conoscevo questa autrice, ma il libro, pur non entusiasmante, non mi è dispiaciuto. Leggerò qualcos'altro
Un bel libro che descrive fedelmente la mentalità meridionale. Divertente e ironico. Ha sempre sorpreso, diverito e soddisfatto tutti quelli a cui l'ho consigliato.
Recensioni
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È difficile dalla letteratura italiana moderna e contemporanea ritagliare, sia pure in antologia di non rilevante volume, una letteratura delle istituzioni. Che cosa è il Parlamento, che cosa una prefettura, un ufficio di polizia, un consorzio agrario, un ente di assistenza, una capitaneria di porto, uno stato maggiore e così via, si ha l'impressione che soltanto la letteratura italiana ne abbia mancato la rappresentazione. Tanto vero che indelebili ci restano le eccezioni a questa regola: il Parlamento dell'Imperio di De Roberto, la questura di Roma di Carlo Emilio Gadda, L'Eca di Palermo di Matteo Collura... Questo libro di Luisa Adorno racconta che cosa è una prefettura, che cosa è un prefetto. E lo racconta con una vivacità, un'ironia, un brio da far pensare a certe pagine di Brancati.
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