Questo libro è un viaggio fino al bordo estremo della storia di Lucca quale Stato autonomo, tra opere, collezioni, immagini, musei. Presenta una serie di ricerche che, partendo dal sedicesimo secolo, arrivano al momento in cui la città perse il suo status di repubblica oligarchica e, dopo la trasformazione in ducato, entrò nella Toscana lorenese per sciogliersi infine nell'Unità nazionale. Nel conservare un patrimonio monumentale pressoché intatto, Lucca ha mantenuto la geometria dei percorsi cittadini, le prospettive urbane, le griglie dell'abitare che ci dicono molto anche delle molteplici storie della città (economica, religiosa, sociale, politica) che si sono sovrapposte secolo dopo secolo. Questo libro prova allora a raccontare di spazi interni modellatisi nel succedersi delle generazioni dei vari nuclei familiari e di spazi esterni su cui si sono poggiati gli occhi dei viaggiatori - uno su tutti: John Ruskin -, inizialmente sospettosi di una città troppo poco rinascimentale per essere toscana e troppo poco romana per essere davvero quella Lucca antica del triumvirato. Turisti che però alla fine vengono inesorabilmente vinti da una ricchezza di coordinate figurative unica, capace di dischiudere, ad occhi divenuti col passare del tempo sempre più avidi, improvvise epifanie della vista. Il libro raccoglie e incrocia quindi storie diverse di uomini e oggetti: dal russo Demidov ai ministri della Real Casa Savoia, da Antonio Mazzarosa agli anonimi banditori d'asta del Sei e Settecento, dai fondi oro cari a Ridolfi alla grande pittura di storia di Camuccini e Landi. Da punti di vista cronologici e tematici differenti, esse offrono una nuova lettura del patrimonio culturale cittadino. Sguardi, e vite intere, sostano e passano sulle pietre di Lucca che continueranno a sollecitare ricerche, dialogo e interpretazioni per quegli studi lucchesi sempre bisognosi di costanti aggiornamenti e continue riletture.
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