Sarai meravigliosa, figlia mia. Aâma. Vol. 4

Peeters si riconferma uno dei migliori autori in circolazione. E' in crescendo narrativo, grafico e concettuale ma non dico che l'ultimo volume sia il migliore, piuttosto l'ultimo è così solo grazie ai precedenti. Sembrerà ovvio, ma ciò che intendo è la coerenza e la connessione/compattezza che si ha dal primo al quarto è tutt'altro cosa da poco. Non scade mai in esagerazioni, niente è fuori posto, non risulta mai inutilmente melò e la riscoperta è la chiave di questo viaggio, in altri termini: doveva finire per forza così. La sua forza, e caratteristica di Peeters, sta nel fatto che è un fumetto per certi versi freddo, europeo, ma anche umano, che non punta alla lacrimuccia però i brividi nelle ultime 4 pagine si avvertono. In pratica è un vero inno alla vita, conseguenza del cambiamento del protagonista dopo il suo viaggio interiore e catartico dato che inizialmente ha una visione aspra del mondo, si passa dalla paura della tecnologia all'accettazione e una serena convivenza; nonché il significato che ha per sua figlia. Ecco, è proprio con il finale che è riuscito a toccare le direttive di Lem che, come per Solaris, amalgama il micro con il macro, uomo e cosmo. Su questa scia è anche il world building, praticamente è molto futuribile e fantastico allo stesso tempo. Anche lui guarda alla fantascienza classica, ma ad autori più atipici come Bradbury e Lem per le allegorie e i dubbi interiori, e i suoi accenni alla collettività proveniente dal cyberpunk non sono nemmeno invadenti, tanto è vero che il singolo è ancora predominante. Verloc è un grande personaggio nel suo non essere un personaggio, uno normale con una visione poetica della vita, un rivoluzionario che rinuncia all'anonimato collettivo, e che alla fine "diviene" coscienza pura. E' un fumetto che affronta tanti temi ed ha sempre una vena psichedelica, che esplode nell'ultimo volume.