L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Anno edizione: 1999
Anno edizione: 2016
Promo attive (0)
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Ottimo volume. Ferrandino scrive un racconto frizzante, sprezzante e con tanti rimandi al significato di rispetto. Peccato solo che non siano stati editati i seguiti che invece si trovano disponibili nel sito dell'autore per chi fosse interessato alle nuove avventure del protagonista.
Storia breve e godibile, personaggi divertenti e stile frizzante. Il Rispetto è una lettura leggera e piacevole.
Una storia breve, che si caratterizza per personaggi divertenti ed un racconto leggero ed accattivante.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Il detective partenopeo Pino Pentecoste è una via di mezzo etnico-narrativa tra la disinvoltura sbruffona degli eroi di bassa palpebra alla Chandler - ormai citabile d'istinto - e la provincialità letteraria di successo del nostro Camilleri, anch'egli rapidamente divenuto punto di riferimento delittuoso. Del primo Ferrandino avevamo apprezzato la velocità genuina della trama e la sanguigna veracità del protagonista di Pericle il Nero (Adelphi, 1998; cfr. "L'Indice", 1998, n. 8), truculento ma gagliardo antieroe delle nostre più basse latitudini suburbane. L'imprimatur editoriale sembrava inoltre garantire l'intoccabilità destinata ai privilegiati, lasciando presupporre una dilatazione ispiratoria ben accennata nel ruspante racconto. Affermare quindi sfacciatamente che questo Rispetto è un prodotto piuttosto irrisolto potrebbe forse essere inteso come un graffio invidioso sulla carrozzeria dell'auto lussuosa raggiunta a suon di sacrifici. Non è alla sponsorizzazione adelphiana - a cui suggeriamo comunque nomi di già consolidata garanzia qualitativa come Carlotto, Fois, Angelino o Baldini - che intendiamo muovere osservazioni, né alle fortune che potrà sempre mostrar di meritare Giuseppe Ferrandino. Il discorso di fondo è unicamente quello dei valori letterari, perché - al di là delle indigeribili disquisizioni tra noir inteso come genere e romanzo "d'autore" che coi generi non dividerebbe neppure un aperitivo - la qualità di un testo va misurata per ciò che lo scrittore offre al mondo di sé e dei suoi motivi ispiratori. Qui troviamo un investigatore con le toppe al culo contattato dal malavitoso Tullio Regina con una subdola proposta d'affari: un tot di milioni per recuperare un camion parcheggiato a distanza di pochi chilometri. La proposta puzza e Pino non ci sta. Nel giro di qualche bracciata d'ore tutti sono a conoscenza del fatto: un commissario di polizia con cui l'investigatore si scazzotta, altri due delinquenti - Torchi e Groffi - che operano a loro volta per il boss "zio Filomeno", e addirittura il prete del quartiere. Tutto si gioca sull'equivoco di fondo per cui Pentecoste risulterebbe invischiato nell'affare in veste di traditore dell'onore e quindi passibile di morte. Ma tutto si gioca, anche, sui battibecchi da avanspettacolo con cui Ferrandino risolve il dilemma - narrativamente esile - e conduce in salvo il suo eroe, che sinceramente - tra bisticci, agguati da boy scout, beceri errori di valutazione malavitosa - non abbiamo mai visto in pericolo. Il racconto scorre senza sorprese - ma anche senza interesse - con un linguaggio che non può non aver debiti italo-dialettali con il Montalbano di Camilleri: ruotando intorno a un'unica idea di base, risulta più una figliolanza della sceneggiata napoletana che non un'arma di denuncia sociale, o anche solo di robusto intrattenimento. I personaggi valgono in qualità di macchiette, e la "guapparìa" ha l'aspetto delle beghe condominiali risolte da un Merola salvatutto. Ci scappano un paio di morti, ma quasi per caso, e una divertente - quanto improbabile - scena di sesso consumata mentre i killer arrivano a casa di Pentecoste. Diciamo che la "napoletanità" dell'eroe di Ferrandino deve forse trovare una più giusta ispirazione per convincere e per crearsi uno scenario adatto al ruolo e promuoversi protagonista seriale. Diciamo che - in un racconto di cento pagine - Lucio Grimaldi non può diventare Carlo all'improvviso. Diciamo che forse la fretta raramente trova giuste motivazioni, nell'autore e ancor più nel lettore. Diciamo infine che - forse - Ferrandino ha voluto smitizzare il mondo truculento della mala fumettizzandone le sanguinose intenzioni. Ma anche qui ci sfuggono le sfumature o non risultano abbastanza filtrate dal registro narrativo. Opinioni da lettore, certo, e qui - come si sa - ognuno ha le sue. Sergio Pent
scheda di Pent, S. L'Indice del 1999, n. 07
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore