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Dando vita al razionalismo ed al suo invincibile logos: razionalismo ebraico di Maimonide (ontologico e intellettuale) o di Cristo (gnostico e sociale).
Ci sono autori che formano il testo con schemi strutture e architetture di progettazione tali da renderlo sempre reversibile emendabile, complesso. Ci sono invece autori che formano il testo discorsivamente senza schemi in un ordine organizzato intorno ad una idea centrale, tassonomica, autori che non hanno bisogno di controllo o ripensamento, in funzione della forza ordinatrice della propria idea assiomatica del testo. Eco è dei primi, Giorgio Israel è degli altri. L'opera propone la sintesi antropologica culturale e ideologica delle varie idee che hanno nel tempo caratterizzato l'idea storica e sociale dell'ebraismo, razionalizzandone i termini essenziali indeclinabili e dimostrando in pari tempo l'empirismo odioso e sempre polemico di chi, dietro presunto rigore storico o scientifico ha dato sfogo e codificato vergognosamente il suo odio ed il suo invariabile complesso di inferiorità intellettuale verso la tradizione ebraica, alma mater del razionalismo di tutti i tempi. Il concetto stesso di ebraismo quale categoria etnica razziale o antroplogica è liquidato da Israel come una idea tribale o dolosamente politica e di essa nega ogni fondamento scientifico, individuandone la scaturigine nell'odio di classe e nella propaganda criminale del fascismo: anche Sartre iscrisse l'antisemitismo e l'idea stessa di ebraismo nella idiozia fascista, ma Israel con la perentorietà dello scienziato ("Non esiste una razza ebraica, perchè le razze non esistono") esclude ogni ulteriore questione sul punto e pregiudica irreversibilmente la possibile ipotesi di formalizzazione razionale della questione. L'ebreo è una invenzione fascista per legittimare un massacro e un esproprio; se la grecità ha dato al mondo con la geometria l'idea formulare della legge scientifica, l'ebraismo ha insegnato a fondare religiosamente la propria esperienza sul rigore della osservanza della legge, quale mezzo di conoscenza superiore, con ciò dando vita al razionalismo ed al suo invincibile logos.
Recensioni
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Libro asciutto e di piccole dimensioni, ma ricco di spunti, è un po' la sintesi di una riflessione che Israel, matematico, umanista, illuminista, polemista rigoroso e vivace, va facendo da molti anni, compartecipe di esperienze e identità diverse, ma suggellate da una vocazione decisamente laica. Non è un libello, l'ennesimo, sull'ebraismo, bensì una panoramica sulla "questione ebraica" - comportante il persistente rifiuto di una certa idea che ci si fa degli ebrei -, fardello dell'occidente cristiano, ma, ora, in virtù del confronto in atto tra israeliani e palestinesi, così come degli stessi fenomeni di globalizzazione, anche dell'oriente musulmano. Specchio di profonde contraddizioni culturali, ricettacolo di reiterate immagini e di inossidabili stereotipi, la questione rappresenta il metro di riferimento riguardo alla temperatura dei conflitti irrisolti all'interno delle complesse società contemporanee. Di essa Israel narra la storia e descrive la funzione di filtro nei confronti della costruzione di identità artefatte, mitologiche e regressive. Nel suo riproporsi, spesso sotto le mentite spoglie del "nuovo" e dell'"inedito", riconferma il perdurare di arcaismi che sono antropologicamente consustanziali a quella modernità che vorremmo scevra da pregiudizi e che invece proprio di essi spesso si alimenta. La chiave del libro sta nel sottotitolo, laddove l'aggettivo possessivo si rivolge a certuni (i non ebrei) affinché anche altri (gli ebrei stessi) intendano.
Claudio Vercelli
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