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Il processo di Eichmann fece discutere fin dal suo arresto e ancora oggi è oggetto di studio e di dibattito soprattutto per quanto riguarda l'epilogo. Un saggio, quello di Lipstadt, da affiancare certamente alla lettura di "La Banalità del Male" di Hannah Arendt (Feltrinelli 2019). Se la filosofa coglie il processo come un'occasione per riflettere sul male e la sua natura, qui viene descritto in modo preciso, oggettivo e puntuale l'arresto e il processo, incluse le perplessità che suscitò a livello mondiale (la stessa Arendt ebbe delle remore sul verdetto). Lo stesso Eichmann viene visto come un personaggio leggermente diverso rispetto all'interpretazione alla quale siamo abituati. Consiglio la lettura di entrambi i testi per poter avere due visioni che, seppur leggermente diverse e di diversa impostazione, sono comunque valide per comprendere lo scalpore che suscitò l'intero processo.
La cosa più interessante del libro sono le aspre polemiche interne all'ebraismo, diviso tra sionisti e no a proposito del processo, del suo significato e valenza, opportunità, conseguenze. Anche la figura della Arendt, fin troppo internazionalmente considerata per il suo concetto di 'banalità del male' (che nascondeva invece una incomprensione profonda delle responsabilità del carnefice soddisfatto Eichmann), viene ridimensionata, e si rivela la sua antipatia ideale profonda (ricambiata), nei confronti di Ben Gurion, il padre della patria, che aveva voluto il processo e non voleva da tempo sentirla nominare. L'autrice confuta le posizioni della Arendt, che non trovano riscontro in quanto fatto e affermato, in tempi non sospetti, lungo la sua vita, da Eichmann, ben lungi dall'essere un semplice burocrate preso suo malgrado dall'ingranaggio nazista. Un volontario carnefice, smascherato dalle sue stesse azioni e parole. Una riflessione su quanto è stato, sulle ragioni di un processo che non giudicava un popolo ma un criminale, un Grande Ingannatore dall'aria mesta e modesta che recitava da esperto e controllato attore.
Un libro fin troppo caro per il suo valore. Una delusione.
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