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Anno edizione: 2023
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Ancora una volta Simenon segue, come lui solo sa fare, il percorso di un uomo alla ricerca di una verità nascosta sotto le maschere che si è imposto – di quello, insomma, che Simenon stesso chiama «l’uomo nudo».
«Simenon, con il suo scarno e chirurgico vocabolario, ci restituisce una storia che entra dentro le viscere del lettore e lo tiene incollato fino all’ultima pagina, quando la bomba ad orologeria che batte inesorabile il suo “tic-tac”, finalmente potrà esplodere, trascinandolo, in quella fatale esplosione.» - Costanza DiQuattro
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Simenon ci rivela sempre le verità nascoste e ci fa fare i conti con noi stessi. Toglie ai suoi protagonisti la maschera, e perchè no, anche a noi. Molto molto bello. Mi ha ricordato Camus. (altro genio assoluto).
Jean Chabot è uno stimato ginecologo, comproprietario di una clinica e con altri impegni lavorativi il cui ritmo è ormai diventato insostenibile. E’ ricco, ha una moglie e tre figli grandi e abita in una casa prestigiosa al Bois de Boulogne. La sua vita procede come un meccanismo ripetitivo e ben oliato e tuttavia privo di reale significato: l’amore verso la moglie è finito da anni; non ha reali rapporti con i figli; la madre non prova un vero affetto per lui, colpevole (secondo l’anziana donna) di essersi arricchito; persino la relazione con la segretaria/amante Viviane è totalmente privo di passione ed piuttosto giustificato dalla comodità di avere qualcuno sempre disponibile ad evitargli tutte le seccature e le incombenze più noiose, compresa quella di guidare la macchina. In questa vita vuota quello che spinge il nostro medico ad andare avanti e’ il senso di responsabilità verso la famiglia, di cui è l’unico sostegno economico, e verso le pazienti che si aspettano da lui diagnosi esatte e rassicurazioni sulle loro condizioni. Il prof. Chabot ha l’impressione di recitare una parte, quella che gli altri si aspettano da lui, nella quale si sente sempre più ingabbiato e che gli costa sempre più fatica. Cerca quindi una via d’uscita. Come sempre Simenon descrive magistralmente il percorso psicologico del protagonista e l’incapacità di questi di comprendere cosa realmente muove il suo prossimo, con il quale non si sente in sintonia. La solitudine in una vita affollata è il vero tema del romanzo.
Il professor Jean Chabot, medico ginecologo, è un professionista affermato, con una clinica di proprietà e un incarico all’università. Dovrebbe, pertanto, essere un uomo appagato, ma non lo è, perché conduce un’esistenza di assoluta monotonia, fatta di clinica, casa e amante. E’ un individuo incapace di relazionarsi con passione con gli altri, compresi i suoi familiari e anche la segretaria, ultima delle amanti in ordine di tempo. Ciò nonostante tutto sembra procedere regolarmente in questo percorso esistenziale in cui l’abitudine regna sovrana. Come chiuso in un bozzolo vive senza particolari entusiasmi e patemi d’animo, in un un crescendo di monotonia di cui pare non accorgersi fino a quando apprende di una giovane suicida ripescata nella Senna, una ex inserviente della clinica con cui aveva avuto un amplesso fugace una notte e che gli era sembrata, semi addormentata come lo fu in quell’occasione, un orsacchiotto nel letto di un bimbo. Se i motivi del tragico gesto non erano noti, certa era la sua gravidanza, giunta al quarto mese, di cui con ogni probabilità era da ritenersi responsabile Chabot. In un’altra persona sarebbe subentrato un senso di rimorso, nel nostro professore invece si incrina qualcosa, comincia a fessurarsi quel bozzolo di certezze in cui è rinchiuso. Inizia così una progressiva discesa all’inferno, contraddistinta da tanti piccoli episodi, come un’incertezza nel corso del travaglio di una partoriente, di cui il medico non trova ragione senza darsi pace, fino a quando si rende conto di quanto la sua vita sia insoddisfacente. Incapace di un effettivo trasporto verso i suoi familiari e addirittura anche verso la sua sua segretaria e amante comprende l’inutilità della sua esistenza, consapevole che quella posizione di prestigio raggiunta con la sua professione non può assolutamente garantirgli il piacere di vivere. Non vado oltre, per non togliere al lettore il piacere della lettura.
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