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Anno edizione: 2021
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Libro candidato da Concita De Gregorio al Premio Strega 2022
La colpa e il desiderio di essere liberi in un romanzo di struggente bellezza. Dopo lo straordinario successo de Il treno dei bambini, Viola Ardone torna con un'intensa storia di formazione. Quella di una ragazza che vuole essere libera in un'epoca in cui nascere donna è una condanna. Un personaggio femminile incantevole, che è impossibile non amare. Un rapporto fra padre e figlia osservato con una delicatezza e una profondità che commuovono.
«L'intensa storia di formazione di una ragazza che vuole essere libera in un'epoca in cui nascere donna era una condanna» – La Stampa
Io non lo so se sono favorevole al matrimonio. Per questo in strada vado sempre di corsa: il respiro dei maschi è come il soffio di un mantice che ha mani e può arrivare a toccare le carni.
È il 1960, Oliva Denaro ha quindici anni, abita in un paesino della Sicilia e fin da piccola sa – glielo ripete ossessivamente la madre – che «la femmina è una brocca, chi la rompe se la piglia». Le piace studiare e imparare parole difficili, correre «a scattafiato», copiare di nascosto su un quaderno i volti delle stelle del cinema (anche se i film non può andare a vederli, perché «fanno venire i grilli per la testa»), cercare le lumache con il padre, tirare pietre con la fionda a chi schernisce il suo amico Saro. Non le piace invece l'idea di avere «il marchese», perché da quel momento in poi queste cose non potrà più farle, e dovrà difendersi dai maschi per arrivare intatta al matrimonio. Quando il tacito sistema di oppressione femminile in cui vive la costringe ad accettare un abuso, Oliva si ribella e oppone il proprio diritto di scelta, pagando il prezzo di quel no. Viola Ardone sa trasformare magnificamente la Storia in storia raccontando le contraddizioni dell'amore, tra padri e figlie, tra madri e figlie, e l'ambiguità del desiderio, che lusinga e spaventa, soprattutto se è imposto con la forza. La sua scrittura scandaglia la violenza dei ruoli sociali, che riguarda tutti, uomini compresi. Se Oliva Denaro è un personaggio indimenticabile, quel suo padre silenzioso, che la lascia decidere, con tutto lo smarrimento che dover decidere implica per lei, è una delle figure maschili più toccanti della recente narrativa italiana.
Proposto da Concita De Gregorio al Premio Strega 2022 con la seguente motivazione:
«Per la potenza della voce della protagonista, che ci parla da un tempo e da un luogo in cui la parola libertà, per una giovane donna di sedici anni, era da inventare. Per la forza del racconto corale di un paese di Sicilia che custodisce la matrice di caratteri e dinamiche certamente arcaici, ma tuttora presenti nel comune sentire e capaci di retroilluminare l'origine del nostro senso comune. Per il pudore, la riconoscenza e la grazia con cui rende omaggio alla storia di una donna realmente esistita, celebre e vivente, che pur essendo fondamento e simbolo di emancipazione ha scelto di condurre il resto della sua esistenza nel riserbo e nella discrezione. Per il rispetto che le porta. Per la forza letteraria del romanzo, per l'assenza di retorica edificante, per la freschezza e la precisione dello sguardo. Per la capacità di orchestrare dialoghi e silenzi, di dare corpo al pensiero inespresso. Un romanzo che non si può non amare, non si può non portare Oliva Denaro per sempre con sé.»
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Il romanzo trae spunto da una storia vera, quella della prima donna a rifiutare il matrimonio riparatore. Oliva Denaro ( anagramma di Viola Ardone) è una giovane piena di vita, eccellente nello studio, sempre pronta a sacrificare se stessa per la famiglia. Ha un rapporto speciale con il suo papà, un uomo silenzioso, apparentemente debole, ma dotato di grande coraggio e forza morale. Sarà anche grazie al suo incondizionato appoggio che Oliva troverà il coraggio di sfuggire ad un destino già scritto da altri per lei. L'autrice ha creato così due straordinari ed indimenticabili personaggi, che nella parte finale del libro alternano in modo commovente le loro voci.
Corrono gli anni ‘60, l’Italia, uscita distrutta della guerra, è stata ricostruita con i sacrifici e l’operosità dei suoi abitanti, comincia il famoso boom economico. Di pari passo con le migliorate condizioni di vita subentra una nuova mentalità, in cui le donne possono aspirare a essere considerate alla stregua degli uomini, ma non è così dappertutto, perché in molte zone del Sud vige ancora una concezione maschilista, in particolare quella che consente il matrimonio riparatore, del resto previsto dall’allora vigente art. 544 del Codice penale, che estingue la pena della violenza sessuale qualora il soggetto incriminato porti all’altare la vittima. La mentalità di subordinazione delle femmine è tale che è una pratica assai diffusa, eppure c’è chi si ribella, come nel caso di Franca Viola e Viola Ardone prende spunto da questa presa di coscienza per scrivere un romanzo in cui la protagonista afferma la sua personalità. E’ quasi superfluo che dica che lei finirà per apparire la svergognata e tale è considerata soprattutto dalla madre (usa ripetere: la femmina è una brocca: chi la rompe se la piglia) che è una conservatrice estrema, mentre la ragazza troverà un insperato appoggio proprio in un uomo, nel padre, che non è il padre padrone, bensì colui che desidera solo la felicità della figlia. Sarà lui a sostenerla nella decisione di opporsi al matrimonio riparatore, un aiuto certamente non scontato, ma anche logico, perché normalmente nelle figlie spesso si rispecchiano le caratteristiche del genitore. Oliva Denaro è un romanzo crudo, un’opera che vuole dare un’impronta ben precisa affinché, al di là del caso specifico, alle donne sia riconosciuta la loro personalità e Viola Ardone lo fa con una scrittura asciutta, senza tanti fronzoli e non potrebbe essere altrimenti, perché è vero che si tratta di un parto di fantasia, ma ci sono state tante, troppe donne che hanno subito un torto grave come Oliva Denaro e non hanno saputo, né potuto ribellarsi.
Dopo Il treno dei Bambini ho confermato la mia opinione positiva per l'autrice Bella dialettica, essenziale, cruda ma reale e senza fronzoli. Cercherò altre sue opere. Mi ha catturato.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Viola Ardone, napoletana del 1974, è insegnante di latino e italiano al liceo. Al suo attivo come scrittrice ha il delizioso La ricetta del cuore in subbuglio del 2012, Una rivoluzione sentimentale del 2016, Il treno dei bambini del 2019 – straordinario capitolo di storia italiana – e Oliva Denaro, 2021, ambientato in un paese fittizio della Sicilia, Martorana, e sviluppato lungo due momenti temporali: il 1960 e il 1981. Non a caso.
Oliva è figlia del siciliano Saro e della calabrese Amalia – donna di ferrei e antichi principi, uno per tutti: la femmina è una brocca, chi la rompe se la piglia. Ha un fratello gemello, Cosimino, e una sorella più grande, Fortunata, andata sposa in seguito alla classica ‘fuitina’ e già incinta, a un Musciacco, figlio di una ricca famiglia del luogo. Peccato che, poco dopo le nozze, Fortunata perda la sua creatura per le botte ricevute dal marito il quale, non pago, la chiude anche in casa impedendole di vedere genitori e fratelli mentre lui si dà alla bella vita. Tutto questo alla quindicenne Oliva non sfugge, ma che risposte darsi se si vive in quel contesto e per giunta con la testa infarcita di principi che vedono l’uomo signore e padrone?
Oliva è intelligente, bravissima a scuola, amante delle parole e dei libri, capace di pensare con la propria testa, ma schiacciata sotto il peso di tradizioni, usi e luoghi comuni di cui sono responsabili la madre in prima battuta e poi la piccola comunità in cui vive e che non dà scampo a chiunque provi a pensare o a comportarsi in modo nuovo e diverso. Unica eccezione, suo padre Saro che Oliva adora. Uomo di poche parole – se qualcosa non gli va a genio si limita a dire: non lo preferisco – sarà l’unico a starle accanto dopo il rapimento e lo stupro messi in atto dal figlio del pasticciere Paternò che di Oliva si è invaghito. E lei? Come può sentirsi una quasi sedicenne che si ritiene insignificante, corteggiata da un uomo bello e benestante? Lusingata, affascinata, desiderata. È forse una colpa questa? O motivo sufficiente per la violenza che il giovane Paternò la costringe a subire? Domande alle quali oggi risponderemmo con un secco no, mentre dovremmo continuare a porcele visto il numero di femminicidi di cui siamo testimoni ogni anno. E viste le motivazioni addotte dagli assassini, sempre le stesse, sempre uguali: lei non voleva; si ribellava; non obbediva; voleva fare di testa sua. Giusto dunque riproporre una storia come questa che a molti ricorderà la tragica vicenda di Franca Viola, prima donna proprio negli anni ‘60, a rifiutarsi di sposare il suo rapitore e stupratore come Oliva in questo libro; a trascinarlo in tribunale e a creare i precedenti perché il famoso articolo del Codice Penale, che sanciva in questi casi il matrimonio riparatore, venga annullato sebbene solo nel 1981.
Viola Ardone ha una scrittura priva di fronzoli, piana e tranquilla, quella necessaria a dare voce a una sedicenne, quella perfetta per descrivere un evento abominevole e aberrante senza indulgere nel compiacimento. Un libro da leggere tutto d’un fiato e sul quale meditare perché, come molte donne sanno fin troppo bene, nessun diritto conquistato è valido per sempre, anzi. E concludo come farebbe la protagonista: io sono favorevole a Oliva Denaro e alle donne come lei. Per sempre.
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