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scheda di Margara, M., L'Indice 1996, n. 2
Testimone del travagliato primo dopoguerra; acuto sensore delle perigliose esperienze dalla repubblica di Weimar; evocatore delle glorie trasfigurate del plurinazionale impero austriaco: la raccolta di articoli ora pubblicata dall'Adelphi offre un ulteriore, essenziale tassello per penetrare nella sfaccettata personalità dell'autore galiziano di origine ebraica, noto al pubblico italiano specie per i suoi romanzi e racconti. Quelli raccolti da Roth sotto il titolo "Museo delle cere" fanno parte degli oltre mille articoli apparsi nel corso della sua carriera giornalistica, in prevalenza nella terza pagina culturale della "Frankfurter Zeitung". Questi scritti nulla più lasciano trapelare delle accese simpatie socialiste di "Joseph il rosso", ma sono piuttosto diretti a catturare con sguardo vivisettore quelle minute perturbazioni spirituali e sociali che - nelle previsioni di Roth - di lì a qualche anno avrebbero portato la Germania (e non solo) a sprofondare nella "palude masurica" del nazismo e del fascismo. L'Albania, la frontiera russa, la Germania, Parigi sono i poli verso i quali fa rotta questo cosmopolita a oltranza, autonominatosi "patriota d'hotel", amante dell'umanità e nemico della soporifera sedentarietà borghese. Per Roth non c'è individuo troppo umile da non essere menzionato con tratto ora penetrante e partecipe, ora ironicamente commosso: colleghi pomposi, svagati o alfieri del glamour a ogni costo, personale d'albergo, mature signore, giovani speranzosi. Figure e sfondi del sottotitolo si affiancano in un affresco di forte impatto, anche per il carattere sconcertante e inquietante di sottofondo che illumina sul titolo dato dall'autore: contro la policromia degli scenari si staglia con crudezza il colorito malsano di un'umanità spenta, figurine caricate a molla, marionette senza propria volontà. Con lungimirante lucidità, Roth registra la desolazione annidata dietro l'effervescenza spettrale dei tardi anni venti, imboccando lentamente un itinerario di salvazione a ritroso nel proprio passato, suggellato dal simbolo di Sua Maestà Apostolica Imperial-Regia.
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