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Queste sono le memorie di Viktor L'vovič Kibal'čič (pseudonimo di Victor Serge) scrittore e rivoluzionario russo cui va il grande merito di essere stato uno dei pochissimi testimoni della Rivoluzione russa che, sopravvissuto alle “purghe staliniane”, ha avuto il coraggio di denunciare la deriva totalitaria del regime sovietico e gli orrori del Comunismo. Alcuni estratti:" Il pensiero bolscevico parte dal presupposto di possedere la verità: agli occhi di Lenin, di Bucharin, di Trockij, di Probrazenskij e di molti altri, la dialettica materialistica di Marx-Engels è, allo stesso tempo, la legge del pensiero umano e quella dello sviluppo della natura e della società. Il partito detiene semplicemente la verità; ogni pensiero differente dal suo è un errore pernicioso o retrogrado. Questa è la fonte spirituale della sua intolleranza. La convinzione assoluta della sua missione gli assicura un'energia morale assolutamente sorprendente e al tempo stesso una mentalità clericale pronta a diventare inquisitoriale…Credo proprio di essere stato il primo a definire…lo Stato sovietico come uno stato totalitario. Già da lunghi anni…la rivoluzione è entrata in una fase di reazione…Non bisogna nascondersi che il socialismo porta in se stesso germi di reazione. Sul terreno russo, questi germi hanno prodotto una prospera fioritura. Oggi noi siamo sempre più in presenza di uno Stato totalitario, castocratico, assoluto, ebbro della sua potenza, per cui l’uomo non conta. Questa macchina formidabile riposa su una doppia base: una polizia onnipresente…e un “ordine”, nel senso clericale della parola… La concentrazione dei poteri economici e politici fa sì che l’individuo è tenuto…a disposizione assoluta della macchina…Questo regime è in contraddizione con tutto ciò che è stato detto, proclamato,voluto, pensato durante la rivoluzione stessa.” L'opera meriterebbe senz'altro una valutazione più alta, ma il libro è stato rilegato talmente male che si è scollato prima che lo finissi di leggere.
Romanzo di rara bellezza. Una grandiosa testimonianza di chi ha vissuto in prima persona (e in prima linea) gli avvenimenti storici più importanti dei primi decenni del Novecento. L'avvento del comunismo in Russia, la fame e la carestia dei primi anni della Rivoluzione, il terrore della Ceka, la soppressione del dissenso e poi il totalitarismo di Stalin e il sistema delle purghe. Ma, nonostante tutte le contraddizioni della Rivoluzione, nonostante i suoi aspetti sanguinari e violenti, rimane l'indomito spirito rivoluzionario di Serge che, se da un lato non si sottrae al racconto partecipato e sofferto degli episodi più oscuri della Dittatura, dall'altro però non rinuncia mai a credere nel sogno di una Rivoluzione Mondiale, spinto da un incrollabile idealismo. Non è un libro di facile lettura, visti i tantissimi personaggi citati e i numerosissimi fatti e avvenimenti raccontati, ambientati nelle varie parti dell'Europa. Di certo, tuttavia, una lettura fondamentale per gli appassionati di storia del Novecento.
Capolavoro della narrativa del 900. Un'opera che spazia tra l'autobiografia e la narrazione di una filosofia della storia che è formazione, rivoluzione e prassi all'interno della società staliniana e che proprio per il principio che informa la conquista del potere bolscevico, si situa in quel tentativo della spinta della storia verso l'assoluto. Serge conosce l'inferno di Stalin e il cielo dell'uscita da quella società che ha schiacciato l'intellighenzia russa.
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