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Come cambia l'informazione nella sfida con Internet? Come evolve il rapporto tra giornalisti e lettori? Come si modificano i contenuti, il linguaggio, la gerarchia delle notizie? L'editoria digitale avrà il sopravvento su quella scritta? La carta stampata riuscirà a mantenere un ruolo e a sopravvivere? La radio e la televisione continueranno a crescere? Quale sarà la funzione della pubblicità?Intorno a queste domande, si sviluppa una riflessione sul sistema dei mass media e sul loro futuro. Articolato in dieci capitoli, il libro fa il punto sull'industria e sul mercato della comunicazione, analizzando le esigenze e le aspettative del pubblico, con particolare riguardo a quello più giovane.La tesi di partenza è che l'avvento di Internet modifica le categorie del tempo e dello spazio che hanno regolato finora l'informazione, determinando così una serie di effetti a catena: cresce l'interesse per i problemi più concreti della vita, a cominciare delle scelte economiche e dagli investimenti finanziari; la comunicazione diventa più utile e commerciale, ma anche più interattiva e democratica; il giornalista, compreso quello televisivo, dovrà scendere dal «pulpito» e lavorare a contatto diretto con la gente; la carta stampata vedrà ridursi il suo spazio in termini di copie e diffusione, ma potrà accrescere la sua influenza a condizione di sapersi adeguare rapidamente; la pubblicità cambierà formule e strumenti. Questa rivoluzione apre grandi orizzonti per i fornitori e i consumatori di informazione, proiettando però nello stesso tempo l'ombra di una moderna Torre di Babele. Nel panorama stagnante dell'editoria italiana, l'espansione di Internet è destinata verosimilmente a segnare una svolta nei modelli e nei meccanismi produttivi. Ma passerà come un ciclone nelle redazioni, travolgendo equilibri, abitudini e vizi tradizionali. Questo pamphlet vuol essere perciò anche una provocazione, uno stimolo per cogliere una straordinaria opportunità e sollecitare un rinnovamento culturale del nostro giornalismo che rischia di diventare sempre più "giornalysmo": un ibrido, un incrocio, in cui il mestiere di chi si incarica di costruire e divulgare la notizia si interseca con il lobbysmo, con la difesa di casta di vecchie formule e di vecchi modelli.
Come cambia l'informazione nella sfida con Internet? Come evolve il rapporto tra giornalisti e lettori? Come si modificano i contenuti, il linguaggio, la gerarchia delle notizie? L'editoria digitale avrà il sopravvento su quella scritta? La carta stampata riuscirà a mantenere un ruolo e a sopravvivere? La radio e la televisione continueranno a crescere? Quale sarà la funzione della pubblicità?
Intorno a queste domande, si sviluppa una riflessione sul sistema dei mass media e sul loro futuro. Articolato in dieci capitoli, il libro fa il punto sull'industria e sul mercato della comunicazione, analizzando le esigenze e le aspettative del pubblico, con particolare riguardo a quello più giovane.
La tesi di partenza è che l'avvento di Internet modifica le categorie del tempo e dello spazio che hanno regolato finora l'informazione, determinando così una serie di effetti a catena: cresce l'interesse per i problemi più concreti della vita, a cominciare delle scelte economiche e dagli investimenti finanziari; la comunicazione diventa più utile e commerciale, ma anche più interattiva e democratica; il giornalista, compreso quello televisivo, dovrà scendere dal «pulpito» e lavorare a contatto diretto con la gente; la carta stampata vedrà ridursi il suo spazio in termini di copie e diffusione, ma potrà accrescere la sua influenza a condizione di sapersi adeguare rapidamente; la pubblicità cambierà formule e strumenti. Questa rivoluzione apre grandi orizzonti per i fornitori e i consumatori di informazione, proiettando però nello stesso tempo l'ombra di una moderna Torre di Babele. Nel panorama stagnante dell'editoria italiana, l'espansione di Internet è destinata verosimilmente a segnare una svolta nei modelli e nei meccanismi produttivi. Ma passerà come un ciclone nelle redazioni, travolgendo equilibri, abitudini e vizi tradizionali. Questo pamphlet vuol essere perciò anche una provocazione, uno stimolo per cogliere una straordinaria opportunità e sollecitare un rinnovamento culturale del nostro giornalismo che rischia di diventare sempre più "giornalysmo": un ibrido, un incrocio, in cui il mestiere di chi si incarica di costruire e divulgare la notizia si interseca con il lobbysmo, con la difesa di casta di vecchie formule e di vecchi modelli.
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