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E' difficile trovare contributi sulla tecnologia nel mondo antico (mentre invece ovviamente ci sono molti studi sullo sviluppo della matematica), e questo libro è uno dei pochi, insieme all'eccellente "La rivoluzione dimenticata", di Lucio Russo. Encomiabile e dilettevole.
Per lungo tempo la vulgata ha condannato l'epoca antica per il mancato sviluppo tecnologico e scientifico. Se la civiltà greco-romano fu grande per lo sviluppo intellettuale, filosofico e matematico, tutto ciò rimase confinato al mondo astratto, senza ricadute sulla vita reale. Non è così. Questa visione distorta è stata frutto della condanna degli intellettuali dell'epoca, che nei loro scritti affermarono più volte la superiorità della speculazione astratta sul sapere tecnico-artigiano. Inoltre, molti pensatori moderni crearono la dicotomia tra società schiavistica e società tecnologica, come se l'una potesse escludere l'altra. Questo libro ha il merito di costruire un percorso alternativo di sviluppo e progresso della civiltà. Se a scuola siamo abituati, studiando filosofia, ad un percorso che inizia nella Ionia del VII secolo a.C. con Talete, qua abbiamo invece l'epoca ellenistica (IV-III secolo a.C.) come punto di partenza di un prodigioso sviluppo tecnologico che rivoluzionò numerosi campi, in particolare quello agricolo-minerario con l'invenzione del mulino ad acqua (per lungo tempo attribuita al medioevo), che da solo permise una produzione quasi industriale di farina, e in campo militare. Da questo punto di vista l'autore fa un lavoro eccezionale, perché raccoglie e commenta un'infinità di fonti pressoché sconosciute al grande pubblico (come Filone ed Erone) descrivendo in dettaglio e con ricco ausilio di immagini macchine e ritrovati tecnologici di ogni tipo. Il libro tuttavia ha una pecca: l'analisi delle conseguenze socio-economiche di queste scoperte è carente. La domanda "perché non ebbe inizio una rivoluzione industriale nel mondo antico" rimane non posta, anzi neanche accennata (avrebbe richiesto un volume di dimensione doppia, forse e dimensione quadrupla se avessimo voluto confrontare l'antichità greco-romana con la storia della Cina, altro paese sviluppato ma che mancò la rivoluzione industriale occidentale). Rimane comunque un ottimo libro.
Nell’immaginario collettivo il mondo antico, proprio perché “antico”, non conosceva le macchine o degli strumenti che l’uomo poteva usare nella vita quotidiana. Niente di più sbagliato e questo libro vi spiega dettagliatamente perché. Nel mondo antico esisteva anche e addirittura la pneumatica, tecnologia per meravigliare e divertire gli invitati dei banchetti e delle feste. È proprio nel periodo ellenistico, quello che mi interessa, che compare una scienza delle macchine perché vi si trova una ricerca verso l’invenzione, il perfezionamento e ciò dimostra il salto in avanti rispetto all’epoca precedente. Durante l’Ellenismo, inoltre, questi studiosi affidano per la prima volta il loro sapere alla scrittura, prima destinata ad altri saperi. Nel capitolo sulla guerra si parla anche di Filippo II e di Alessandro Magno (e aggiungo, come sarebbero potuti mancare!): si avvalevano dell’eccellente meccanico chiamato Poleydos che progettò torri d’assedio tra le più alte. Egli ebbe come allievi Diade e Caria che ebbero un ruolo fondamentale nei successi di Alessandro. Poleydos e Diade scrissero ognuno un trattato sulle macchine da guerra oggi entrambi perduti. Alessandro ebbe anche Posidonio il Macedone come meccanico di guerra.Questo libro è agile nella lettura, interessante e secondo me è adatto a tutti i lettori che vogliano accostarsi al tema delle macchine: non necessita di particolari conoscenze di sfondo e tutti i passi citati sono tradotti. Il testo è accompagnato da un ricco apparato di foto e ricostruzioni delle macchine che illustrano gli strumenti descritti.
Recensioni
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