(Wunsiedel 1763 - Bayreuth 1825) scrittore tedesco.La formazione e gli esordi Figlio primogenito di un modesto insegnante, più tardi pastore a Wunsiedel nella Franconia Superiore, J.P. crebbe in condizioni di estrema, opprimente povertà. Il suo evolversi, specialmente nell’ultima fase dell’esistenza, in uomo stravagante e nevrotico, la sua vita interiore segnata da una continua fuga dalla realtà, furono indubbiamente condizionati dalle esperienze della prima giovinezza. Se si eccettuano brevi periodi di gloria (soprattutto dal 1781 al 1784 e dal 1797 al 1803), visse nel clima campagnolo e provinciale della cittadina natale di Wunsiedel: ciò non gli impedì di prendere viva parte alla vita politico-culturale e agli eventi storici del suo tempo. Influirono sulla sua formazione il sentimentalismo, lo Sturm und Drang e il tardo razionalismo. Dalla lettura dei grandi scrittori satirici inglesi (Swift, Pope) ricevette l’impulso a volgersi verso una satira di spirito illuministico e fu anche incoraggiato alla decisione, allora molto audace, di dedicarsi alla libera professione di scrittore. Le prime delle sue satire (nonché la prima opera da lui pubblicata) furono gli anonimi Processi groenlandesi (Grönländischen Prozesse, 1783), la cui amarezza riflette la desolazione (pratica e spirituale) dell’autore. Essi sono il primo esempio del procedimento stilistico tipico di J.P., consistente nell’accumulare, in un compendio suggestivamente asimmetrico, barocco, paragoni e metafore dotti e spiritosi. Costretto a trasferirsi a Hof (1784) per sfuggire ai creditori, si accostò al genere sentimentale-idilliaco, mutamento che preparò e rese possibile il suo successo letterario. Intorno al 1790 cominciò a usare, in omaggio a Jean-Jacques Rousseau, lo pseudonimo con il quale è noto (pronunciato alla francese). Negli anni che seguirono J.P. svolse attività di precettore e insegnante, accostandosi intanto alla filosofia di Kant, Fichte e Hamann e soprattutto alla dottrina di Herder.La rivelazione ironico-fantastica della realtà nell’opera di Jean Paul Nel 1793 uscirono Wuz, la più tipica opera del genere idillico, e il frammento di romanzo La loggia invisibile (Die unsichtbare Loge), influenzato dai modi di Sterne e di Fielding e direttamente ispirato da K.Ph. Moritz. Espero (Hesperus, 1795), concepito come continuazione e integrazione della Loggia, procurò allo scrittore un successo paragonabile solo a quello del Werther di Goethe. Il romanzo, apprezzato da Goethe, Herder, Schiller e Wieland, fece di J.P., fino a quel momento ignoto, lo scrittore più letto del suo tempo.Del 1796 sono due altri romanzi: la Vita di Quintus Fixlein (Leben des Quintus Fixlein) e Siebenkäs, opera complessa, anticipatrice, secondo alcuni, delle tematiche esistenzialiste.Dal 1797 al 1800 J.P. soggiornò a Weimar, maturando, insieme all’amicizia per Herder e Charlotte von Kalb, una precisa ostilità nei confronti di Goethe e Schiller, di cui rifiutava sia la concezione classica dell’arte sia le idee antirepubblicane. Il suo romanzo formativo Titano (Titan, 1800), concepito come esaltazione di un’umanità energica e risoluta, va dunque inteso anche come opera da opporre al Wilhelm Meister goethiano. Considerato e onorato come il fulcro della società berlinese negli anni 1800-01, J.P. fu molto vicino ai romantici berlinesi, come Tieck e i fratelli Schlegel, ai quali si avvicinò anche sul piano teorico nella Iniziazione all’estetica (Vorschule der Ästhetik, 1804), che contiene l’unica completa formulazione di poetica dell’epoca. A Bayreuth J.P. scrisse il romanzo Anni di scapigliatura (Flegeljahre, 1804-05) mettendovi in rilievo gli aspetti divergenti e contradditori della sua stessa natura. Tornato nell’ultima fase alla tonalità satirica, J.P. si avvicinò allo spirito del Biedermeier in minute, sorridenti forme di autoironia. Opere principali di questo periodo sono Cometa (Komet, 1820-22) e Levana, o scienza dell’educazione (Levana oder Erziehlehre, 1807), concepito come un pendant all’Emile di Rousseau. Un’incombente cecità l’afflisse da ultimo mentre lavorava allo scritto filosofico-religioso Selina o della immortalità dell’anima (Selina oder über die Unsterblichkeit der Seele, postumo, 1827). J.P. ha esercitato un grande influsso, di natura soprattutto stilistica, su numerosi scrittori delle generazioni successive, da Büchner a Heine, da Immermann a Mörike e Stifter fino a G. Grass.