(Hohenheim, Stoccarda, 1872 - Monaco 1949) filologo e critico tedesco. Sui suoi studi ebbero notevole influenza i contatti con il mondo culturale italiano e i principi estetici di Croce, soprattutto nei saggi Positivismo e idealismo nella scienza del linguaggio (Positivismus und Idealismus in der Sprachwissenschaft, 1904) e Il linguaggio come creazione ed evoluzione (Sprache als Schöpfung und Entwicklung, 1905), che ebbero allora risonanza e valore di manifesto. V. ravvisa l’essenza del linguaggio nella creazione espressiva individuale, cui solo in un secondo tempo si aggiunge l’accettazione sociale, con i suoi condizionamenti pratici. La stilistica precede dunque la grammatica, e uno strettissimo legame deve unire lo studio delle lingue e quello delle letterature, in una sola «storia dello spirito». Nel volume Civiltà e lingua di Francia (Frankreichs Kultur und Sprache, 1929) V. applicò le sue teorie a un territorio linguistico specifico. Profondo conoscitore di tutte le letterature romanze e particolarmente di quella italiana, scrisse notevoli studi critici e filologici sulla nostra storia letteraria, fra cui spicca La Divina Commedia studiata nella sua genesi e interpretata (Die Göttliche Komödie, 2 voll., 1907-10), che suscitò appassionate discussioni in Italia; nel 1942 V. fece seguire una traduzione integrale del poema. Studi impegnativi V. dedicò anche alle altre letterature romanze (in particolare ai trovatori e alla poesia spagnola). Con questo imponente complesso di studi egli diede un contributo essenziale al rinnovamento della metodologia critica in seno alla filologia romanza, e al delinearsi di una nuova disciplina, la stilistica letteraria o «critica stilistica», nella prima metà del secolo. Documento, oltre che di un’amicizia, di feconda e vivace polemica, è il suo Carteggio con Croce (Briefwechsel mit B. Croce, postumo, 1951).