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Isabella d'Este. Il regno del diamante
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Isabella d'Este. Il regno del diamante - Francesca Cani - copertina
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Isabella d'Este. Il regno del diamante

Descrizione


1473. Per generare un diamante occorre sangue puro, per questo motivo il duca Ercole d’Este, detto Tramontana, sposa la principessa Eleonora d’Aragona. Una delle figlie di questa unione andrà a casa Gonzaga per riparare il difetto genetico che fa nascere i marchesi di Mantova con la gobba. Isabella è perfetta, intelligente, scaltra e di bell’aspetto, cresce in un mondo di eruditi sapendo di andare in moglie a un uomo che le è socialmente inferiore, nonostante ciò gli dovrà obbedienza e contribuirà ad aumentarne la fama. Ma le lotte per il potere e l’ambiente di corte forgiano lo spirito della giovane donna fino a renderlo eccezionale, lei è la vera stratega e abile mente politica di Mantova. Francesco Gonzaga è un soldato, erede di una città che è una pietra grezza, troppo rozzo per comprendere fino in fondo il potenziale di una moglie colta. Il loro matrimonio ha basi di cristallo, conosce alti e bassi e la terribile rivale Lucrezia Borgia, ma la dinastia è fondata e l’obiettivo di Isabella è renderla immortale. Guerre, nemici di ogni sorta, invidie, adulazioni e macchinazioni sullo scenario delle più prestigiose corti italiane. L’ambizione, la grandezza, il sogno, il ritratto di una donna che rompe gli schemi. “Né con speranza, né con timore” dirà Isabella, la dama più imitata del Rinascimento, la prima donna d’Italia.
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Dettagli

2021
26 agosto 2021
468 p., Brossura
9788833751528

Valutazioni e recensioni

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Amara
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Piacevole, ma storicamente inaccurato

Il racconto è pure piacevole, nonostante i numerosi errori storici nei nomi, negli eventi e nelle date. Ciò che veramente mi ha infastidita è l'isacentrismo imperante, che ha portato l'autrice a occultare i difetti d'Isabella e ad attribuirle viceversa i pregi che appartennero in verità soltanto alla sorella Beatrice: i caratteri delle due sorelle sono infatti invertiti. Nel romanzo Isabella è quella coraggiosa, impegnata, che ama cavalcare e cacciare; Beatrice la donnetta frivola, superficiale, paurosa, stupida e pure puttanella, utile solo a far figli. Nella realtà sappiamo bene che era Beatrice quella esagitata, avventurosa, senza paura, cavallerizza e cacciatrice eccellente, quella sempre coinvolta da marito nel governo e nella politica; Isabella invece era la donna delicata, paurosa e certamente non attiva al fianco del marito. Sintomatica è una frase, che voglio citare: "Isabella non avrebbe mai reagito come la sorella, non ne sarebbe stata capace [di essere superficiale], mentre sarebbe stata in grado di bardarsi d'armatura e guidare le truppe". Vogliamo scherzare? Fu Beatrice quella che nel 1495 andò sul campo di battaglia di Vigevano a incitare le truppe contro il nemico, mentre il marito si nascondeva sotto al tavolo. Isabella non fu una virago e non volle mai esserlo. Ferrante d'Aragona nel romanzo considera addirittura Isabella l'unica nipote degna di lode. A parte che Isabella non visse mai a Napoli, se non per tre soli mesi all'età di tre anni, Ferrante non ebbe mai alcun rapporto con lei. La sua predilezione era tutta per Beatrice, che amava come una figlia e dalla quale volle a stento separarsi. Un amore filiale così bello è stato trasformato in indifferenza dal romanzo: Ferrante è anzi il primo a considerare Beatrice una svampita priva di attrattive. L'amore di Ludovico il Moro per Beatrice è mostrato, di questo rendo merito all'autrice, ma permane sempre in lui quel sottofondo di rammarico per non aver sposato Isabella, che in verità non ebbe mai.

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