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Anno edizione: 2020
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Perché (guardando il titolo) sia successo è una lunga dolorosa domanda che il cuore di questo libro tenta di fronteggiare. Ma la verità è che solo a perdersi in un semplice appello di queste leggende poetiche tremano le vene del cielo; proviamoci lo stesso. Blok, morto forse di depressione, o di stenti; poeta delle gelate contrade e di tormentata grandezza:"..e contemplando l'incubo notturno/scoprire un'armonia/nel discordante mulinello dell'essere/chè solo nei riflessi dell'arte l'uomo vede". Chlebnikov, morto di paralisi a causa di inedia e malnutrizione. Angelo discreto, anima rara: "Poco mi serve,/una crosta di pane,/un ditale di latte". Esenin, il "teppista" suicida, aedo di nuvole rabbiose, di perdoni e di addii: "Morire in questa vita non è nuovo,/ma più nuovo non è nemmeno vivere". Gumilev, fucilato nel '21, critico e poeta raffinatissimo:"Oh,trovassi anch'io un lido/dove poter non piangere e cantare,/in silenzio,alzando nell'alto/innumerevoli decenni". Fino a Majakovskij, la sontuosa statua della Rivoluzione, il più bello,l'eroe,il suicida,il bambino alto due metri, genio e amore:"S'io fossi piccolo come il grande oceano,/mi leverei sulla punta dei piedi delle onde con l'alta marea/accarezzando la luna../Oh, s'io fossi povero come un miliardario...". Inutile aggiungere altro, bisogna aprire questo volumetto e perdersi fra le sue scapole sofferte come un compagno di febbri e di gioie, di musica insuperabile e storia di un destino sociale, personale, purissima epica tradotta in spirito davvero ineguagliato. Da quale grandioso anfratto siano sortite vite così magnifiche rimarrà uno dei più grandi e felici misteri della storia dell'arte. Forse da un Dio fragilissimo che, mentre pensava all'inutile, sentì il fuoco nelle dita e dovette improvvisamente aprire la mano, come per una punizione, gettando così sul suolo terreno queste vite. Fu il suo capolavoro, violento nella sua contentezza, eterno nel suo lascito, vivo ancora nel rogo di ogni verso.
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