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In natura non esistono linee riconducibili alla geometria euclidea: gli esseri viventi, dagli animali, alle piante, all’uomo hanno forme irregolari. La parola “frattale” deriva dal latino, e suggerisce un’idea di discontinuità. La geometria frattale può, con l’aiuto di un computer, descrivere le forme esistenti in natura, dalle conchiglie, alle nubi, al corpo umano. Il principio dell’autosimilarità dice che ogni oggetto è simile a parti più piccole di se stesso: il vento è costituito da una serie di mulinelli. I frattali sono stati usati per calcolare la lunghezza di una costa, o per intarsiare il pulpito di una cattedrale, o per studiare l’incremento della popolazione. Il matematico di origine polacca Benôit Mandelbrot nel XX secolo applicò la matematica al mondo reale: si può studiare la propagazione di un incendio, o la diffusione di una malattia infettiva. Le applicazioni mediche sono la parte più interessante del volume. Il libro vorrebbe divulgare in modo semplice una branca della matematica ostica, attraverso accattivanti disegni in bianco e nero, ricordando in maniera molto sintetica gli studiosi che si sono occupati di questa disciplina, ma è incomprensibile a chi ne sia digiuno. La matematica è una scienza che sconfina nella filosofia, due materie per cui non ho mai avuto simpatia. Il libro è illeggibile ai non addetti ai lavori nonostante i disegni, e di certo poco appassionante. Purtroppo, fin dai tempi del liceo, non ho mai capito le applicazioni pratiche delle equazioni, dei logaritmi, della trigonometria, e, tanto meno, ora, dei frattali. Forse la materia è troppo ostica, e neppure i fumetti riescono a renderla comprensibile. Per me i frattali sono solo simpatici disegni multicolori scaricabili da internet. Non ho mai letto un libro così astruso: come in un volume scritto in arabo, l’unica cosa comprensibile sono i disegni. Purtroppo il topolino della copertina resta l’unica cosa divertente di questo libro, per fortuna breve.
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