Nome d'arte di László Löwenstein, attore e regista di origine ungherese. Comincia giovanissimo a recitare in teatro nelle principali città del Centro Europa e nel 1931, con un solo film all'attivo ha la fortuna di recitare nel ruolo memorabile di Franz Becker, lo psicopatico uccisore di bambine di M, il mostro di Düsseldorf per la regia di F. Lang. Antesignano di future fortune cinematografiche, il serial killer cui L. dà vita si distingue dai suoi innumerevoli pronipoti giocando non tanto sull'efferatezza dei propri misfatti, peraltro solo accennabili all'epoca, quanto su un aspetto mellifluo e inquietante: viso tondo e allucinato, occhi lucidi e sporgenti come quelli di un rospo che trasmettono sgradevoli sensazioni di impurità interiori. Con questa straordinaria presenza scenica il mostro del film verrà brutalmente processato e condannato da un minaccioso tribunale di malavitosi in crisi per il dispiegamento di polizia suscitato dai suoi delitti. Divenuto così una maschera immediatamente riconoscibile in varie pellicole successive, lavora anche con A. Hitchcock in L'uomo che sapeva troppo (1934) e L'agente segreto (1936), prima di trasferirsi definitivamente negli Stati Uniti. Lo attendono altre sessanta pellicole, nessuna all'altezza del capolavoro di Lang, pur con alcuni classici come Il mistero del falco (1941) di J. Huston, Le spie (1943) di R. Walsh e Arsenico e vecchi merletti (1944) di F. Capra. Lascia il segno anche nel celeberrimo Casablanca (1942) di M. Curtiz, nei panni del trafficante Ugarte, e interpreta per otto volte l'investigatore esotico e cantilenante Mister Moto. Nel 1951 torna in Germania per firmare la sua unica regia, Un uomo perduto, di cui è anche protagonista, una fertile riflessione sulla coscienza tedesca drogata dai veleni nazisti.