Nome d'arte di Theodor Friedrich E. Janenz, attore tedesco. Uno dei grandi istrioni della storia del cinema. Incontenibile già in giovinezza, fugge di casa a soli sedici anni per diventare marinaio. Ritorna piuttosto deluso dall'esperienza e si dà al teatro, sua nuova irresistibile passione. A diciott'anni comincia a farsi un nome sui palcoscenici di provincia e la grande occasione arriva nel 1906, quando viene chiamato da M. Reinhardt a Berlino. Incline a interpretazioni enfatiche e tumultuose, è già un nome importante e rispettato al momento del suo debutto cinematografico nel 1914. I suoi primi film sono insignificanti, e il successo arriva solo a partire dal 1919, quando l'amico E. Lubitsch lo dirige in una serie di drammi storici come Madame Dubarry (1919), Anna Bolena (1920), Theonis, la donna dei Faraoni (1921), in cui ha la possibilità di sfoggiare il suo talento di attore eccessivo ed egocentrico. Seguono altri ruoli di ascendenza letteraria, e si distingue come torreggiante protagonista tragico di L'ultima risata (1924) di F.W. Murnau. Dal 1927 al 1929 è negli Stati Uniti, ed è von Sternberg a dirigerlo in un'altra delle sue performance potenti e parossistiche (Crepuscolo di gloria, 1927, premio Oscar). L'avvento del sonoro lo costringe, a causa del forte accento tedesco, a lasciare Hollywood e a tornare in Germania. Nel 1929 è di nuovo al fianco di von Sternberg in L'angelo azzurro (1930): il suo personaggio più celebre, il patetico professor Rath, è ritratto da J. con gli eccessi e il gigionismo che lo contraddistinguono. Corteggiato da Goebbels dopo l'affermazione del nazismo nel 1933, accetta di buon grado di recitare in film di propaganda e nel 1941 riceve l'onorificenza di «artista di stato». Muore solo e tormentato come i suoi personaggi.