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recensione di Bagnasco, A., L'Indice 1984, n. 3
Esiste un crescente interesse, nei recenti studi sociologici sul Mezzogiorno, verso ricerche di comunità che ricostruiscono strutture originarie, molto diverse fra loro e che, a loro volta, diversamente reagiscono agli stimoli esterni attivati dal mercato e dallo stato. Non si tratta di gusto per una sorta di archeologia sociale, ma invece della ricerca di contesti definiti e praticabili di impegno politico. Perché ormai sono chiare due cose: se certo la questione meridionale e una questione nazionale, che nel suo insieme va posta al livello complessivo della forma dello sviluppo nazionale, tuttavia a poco servono discorsi generali che non vengano articolati con minute analisi differenziali delle strutture economiche, politiche e sociali locali; in secondo luogo, lo sviluppo non è un processo omogeneo, ma percorre oggi molte strade, anche diverse dalla concentrazione produttiva e urbana. Il passato di ogni area va dunque visto in termini di risorse/ostacoli specifici a forme particolari di crescita. Ce n'è abbastanza per incoraggiare lo sviluppo di studi locali, che del resto comincia a dare i suoi frutti.
Nel caso del libro di Meloni viene ricostruita la formazione sociale locale di una comunità di pastori, colta nel momento della sua trasformazione. Sullo sfondo l'autore si pone due domande, di riferimento più generale: la società dei pastori è una società egualitaria? La questione pastorale sarda deriva dalla fine della proprietà comune della terra? Osservando una comunità nella quale la proprietà comunale della terra riguarda ancora oggi il 50% della superficie, Meloni risponde negativamente a entrambe le domande, sfatando un mito politico diffuso. Non siamo di fronte a una società egualitaria messa in crisi dalla fine della proprietà comune delle terre, ma a un processo ben più complesso nel quale una società originariamente molto stratificata trova oggi difficoltà di sviluppo legate "da una parte alla fragilità dei dispositivi tecnici di utilizzazione delle risorse e al permanere (proprio) di una proprietà indivisa, dall'altro alla carenza di un sistema normativo e di un sistema di rappresentanza " (p. 143).
Questa conclusione, che lega caratteri dell'organizzazione economico-sociale e specificità del sistema politico basato su strutture di mediazione, giunge dopo un'analisi minuta dei regimi di proprietà e della stratificazione economica, del passaggio dal tradizionale sistema agro-pastorale a un nuovo sistema basato sulla pastorizia estensiva e i sussidi dello stato (con crisi dell'agricoltura), delle strutture familiari e dei successivi modelli di emigrazione, delle strutture culturali dell'onore e del matrimonio. La rilevazione dei dati e basata su lavoro d'archivio, statistiche ufficiali, interviste libere e circa 300 lettere di emigranti, delle quali viene fatto un uso molto produttivo.
Ricerche come questa mostrano con tutta evidenza quanto poco utili siano stereotipi generalizzanti sul Mezzogiorno, spesso anche impliciti nelle proposte di politica economica per lo sviluppo. C'è da sperare che una tale sobria sociologia possa crescere rapidamente.
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