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Anno edizione: 2014
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Romanzo troppo sottovalutato, è un peccato perchè con una scrittura ora poetica, ora triste ora drammatica si snoda una trama che ci vede tutti protagonisti della vita e della sua caducità. Da leggere per riflettere . Assolutamente consigliato.
“L’estate del cane bambino” è un romanzo che ha la tensione del giallo, ma il ritmo lento e sospeso del ricordo d’infanzia. È un ritratto incredibile del Veneto degli anni Sessanta, un Veneto che ormai ci appare lontano, rurale e retrogrado. Un Veneto di misteri e leggende, di delitti e segreti. E infine è la storia di un’amicizia che vive, nonostante tutto, oltre il tempo. Sorprendente e meraviglioso.
Ambientato in un paesino del veneto negli anni '60, il romanzo è una cruda storia di formazione che riflette sulla perdita dell'innocenza. Particolarmente riuscita la descrizione un po' nostalgica dei rapporti di amicizia all'interno del gruppo dei ragazzini. Per il resto la scrittura risente del "fattore debutto".
Recensioni
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“Non si invecchia mai un po’ alla volta. C'è un momento preciso, nella vita, in cui ti accorgi che è successo. È una certezza, e non contano gli anni che hai. Capita quando smetti di andare avanti e ti scopri a guardarti alle spalle. Scruti il tempo che se n'è andato. Lì dietro sono rimasti i tuoi unici amici, i ricordi, l'illusione che niente possa mai finire davvero.”
Ci sono dei giorni importanti nella vita di ognuno, quelli che segnano una profonda cesura tra ciò che è stato e ciò che sarà, che però iniziano proprio come gli altri, in sordina. Anche questo libro è così. Attratti da una copertina di rara cura, ci si impiglia nelle prime pagine e si rimane avvinti come da una carezza che si posa troppo a lungo sul viso, desiderosa di non finire mai. Si torna bambini e l’incantesimo non si spezza più, neanche dopo l’ultima pagina. Si soffre, ci si indigna, si sogna, si cresce. Nelle cose belle ci si inciampa per caso: le si guarda incuriositi, le si scopre lentamente, e dopo averle accantonate si continua pensarci, presi da un inspiegabile tumulto interiore. Si è inevitabilmente diversi, dopo aver letto questo libro.
È il 1961 a Brondolo, un paesino di provincia. I ricordi della guerra sono ancora nitidi nei discorsi degli anziani, l’osteria è il nucleo del paese, si suda duramente sui campi per guadagnarsi da vivere, e la superstizione serve a tenere a bada il male. È qui che cinque ragazzini, tra gare di corsa e partite di calcio, fumetti di Tex e figurine dei calciatori, sono costretti a diventare grandi, a seguito della scomparsa del fratellino minore di uno di loro. Si troveranno a conoscere il male e a fronteggiare il muro di incomprensione degli adulti, coloro che invece avrebbero dovuto proteggerli.
Un libro scritto a quattro mani che si intrecciano perfettamente in uno stile denso di emozione e di poesia, capace di esplorare le profondità dell’animo umano e di descrivere con parole precise e gentili ciò che di più doloroso e delicato esiste: l’amicizia, l’infanzia, la famiglia, la vendetta, il perdono, l’amore per un animale: un cane nero che è più umano dell’uomo. È necessario fermarsi ogni tanto, per riprendere fiato, per smettere di piangere. Succede di non voler più continuare, poiché si intuisce quel che si troverà voltando pagina; eppure, paradossalmente, non si vede l’ora di proseguire. Si arriva alla fine come un naufrago che sopravvive a una tempesta: provati, ma immensamente grati.
“L’estate del cane bambino” è più che un romanzo: è un’esperienza. La vita inevitabilmente ci chiede di affrontare delle prove, sta a noi scegliere come: ringhiando a denti scoperti o sopportando tutto, anche la morte, se necessario.
Recensione di Valentina Ghidini
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