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Fondamentale testimonianza di un carnefice responsabile della maggior nefandezza della storia . È necessario soffermarsi sulla prefazione di P. Levi: suscita tantissime riflessioni in una manciata di pagine.
Consiglio di leggere questa autobiografia saltando prefazioni e postfazioni, in modo da immergersi pienamente e senza troppe influenze, in modo da farsi un'idea propria di ciò di cui si sta leggendo. Rudolf Hoss descrive quella che fu la propria esperienza da soldato,all'interno del nazismo e infine a capo di Auschwitz. Niente di eccelso, ma rimane un testo interessante che va comunque letto.
Nell'articolo posto all'appendice del libro, Alberto Moravia definisce Höss il "mostro mediocre": ma come può un mostro essere mediocre? Eppure la mediocrità sembra essere proprio l'essenza del comandante di Auschwitz: un uomo nato e cresciuto nella mediocrità, che ha agito nella mediocrità, che è rimasto fondamentalmente un uomo mediocre, nonostante l'alta carica ricoperta durante la guerra. Sono proprio gli uomini mediocri, i più insospettabili ad una prima occhiata, quelli che celano gli orrori più inimmaginabili. "Ho già esposto ampiamente in questo scritto, e nei profili dei vari personaggi, come si poté giungere agli orrori dei campi di concentramento. Per quanto mi riguarda, non li ho mai approvati. Personalmente non ho mai maltrattato, e tanto meno ammazzato un prigioniero, né ho tollerato abusi da parte dei miei sottoposti. Quando, nelle sedute dell'inchiesta, apprendo quali spaventose torture si applicassero in Auschwitz e anche negli altri campi, mi sento venir meno. Sapevo benissimo che ad Auschwitz i prigionieri erano maltrattati dalle SS, dagli impiegati civili, e, in misura non inferiore, dai loro stessi compagni. Ho cercato di oppormi a queste cose con tutti i mezzi a mia disposizione, ma non sono stato in grado di eliminarle". Come si può credere alle parole di un uomo mediocre?
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