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Anno edizione: 2012
Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2010
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Leggendo questa silloge dai versi acuti e profondi,ho potuto percepire un'accurata descrizione dei dolori che spesso fanno capolino nella vita di tutti noi,quelli che di sicuro abbiamo potuto anche se amaramente assaggiare.Questa è l'impressione di primo impatto che ho avuto ma l'intera opera se letta con attenzione e riflessione lascia un unico e grande messaggio:ritrovare la forza in se stessi per ricominciare e soprattutto di non perdere mai la speranza di trovare quel barlume di luce anche dall'abisso più cupo.Grazie Marco ;)
Un libro che scava in profondità e che mi riporta indietro nel tempo, presso poeti come Shelley e Keats. Lo consiglio non solo agli appassionati di poesia ma anche ai lettori occasionali, perché in questo libro l'emozione scalpita e trascina come un fiume in piena.
Ho letto la tua raccolta di poesie "CENERE E POLVERE", tutta d'un fiato. Mi è piaciuta. Sì, mi è piaciuta particolarmente perché mi ci rivedo col mio dolore, la mia sofferenza, la mia inquietudine. Dolore, malinconica dolcezza,disperazione, sensazioni contrastanti, emozioni profonde: tutto questo trapela dai tuoi versi. Quanto io sia vicino alla tua poetica, non puoi immaginare! Ad una poesia che nasce dal dolore, che nel dolore stesso trova la forza, il coraggio, il significato, il conforto; ad una poesia che, nella sofferenza dell'anima, nel ricordo che riaffiora ed insiste con una certa crudeltà nella memoria, trova nuovi stimoli per andare avanti ( " cerca lo spiraglio di paradiso, il tuo significato per andare avanti"). Ricorrente nei tuoi versi questo bisogno di luce, questa sete d'eterno. Si avverte quasi un dolore fisico leggendo i versi: " ma quel malessere ritorna/ora che non ci sei più?/ i giorni sereni son passati/ così come le nostre tenere notti d'estate", ed un'amara consapevolezza in " Correre", laddove dici: " sei sepolta nella mia memoria./Nessun ricordo o rimorso m'assale,/ tu no facevi parte del mio destino." E' evidente un senso di rassegnazione al dolore nei versi: " E per il timore di dover rivivere/in ogni momento/il tuo ricordo,/essere stroncato dall'assenza,/mi son gettato tra le fiamme/incenerendo la memoria". Così come è tangibile la disperazione in "La Croce", nei versi "ogni volta è la stessa agonia" "è un incubo senza fine", mentre si coglie un sottile filo di speranza in "Correre": " E sarà il sole a ridarci forza/il dolore verrà estirpato/e correremo su strade di luce/senza più strascicare." Come avremmo fatto, Marco, senza la poesia? Che vita avremmo vissuto.
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