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Anno edizione: 2015
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Questo libro è per chi ama spostarsi solo con il pensiero, meglio se in poltrona e sotto una coperta a scacchi rossi e blu, per chi riesce a sentirsi a casa anche solo con una finestra aperta sul cielo, per chi cerca su google maps i luoghi dei libri, meglio se immaginari, e per chi ha deciso di affidarsi al tempo, nella convinzione che lo spazio possa sempre tradirlo.
«Vite insignificanti ma indispensabili, per la più semplice delle ragioni: per la voce stupenda, quieta e luminosa con cui Haruf ci racconta della sua Holt, di questa piccola città dove ci sembra di vivere da sempre e che mai vorremmo lasciare» – Tommaso Pincio
Con Canto della pianura si torna a Holt, dove Tom Guthrie insegna storia al liceo e da solo si occupa dei due figli piccoli, mentre la moglie passa le sue giornate al buio, chiusa in una stanza. Intanto Victoria Roubideaux a sedici anni scopre di essere incinta. Quando la madre la caccia di casa, la ragazza chiede aiuto a un'insegnante della scuola, Maggie Jones, e la sua storia si lega a quella dei vecchi fratelli McPheron, che da sempre vivono in solitudine dedicandosi all'allevamento di mucche e giumente. Come in Benedizione, le vite dei personaggi di Holt si intrecciano le une alle altre in un racconto corale di dignità, di rimpianti e d'amore. In particolare, in questo libro Kent Haruf rivolge la sua parola attenta e misurata al cominciare della vita. E ce la consegna come una gemma, pietra dura sfaccettata e preziosa, ma anche delicato germoglio.
COME COMINCIA
A Holt c'era quest'uomo, Tom Guthrie, se ne stava in piedi alla finestra della cucina, sul retro di casa sua, fumava una sigaretta e guardava fuori, verso il cortile posteriore su cui proprio in quel momento stava spuntando il giorno. Quando il sole ebbe raggiunto la sommità del mulino a vento, l'uomo rimase a guardare la luce che si faceva sempre più rossa sulle alette di acciaio e sulla coda, alte sulla piattaforma in legno. Dopo un po' spense la sigaretta, salì al piano di sopra, passò oltre la porta chiusa dietro la quale lei giaceva a letto al buio nella camera degli ospiti, addormentata oppure no, e percorse il corridoio fino alla stanza a vetrate sopra la cucina, dove c'erano i due ragazzi.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Mi è piaciuto molto! una scrittura ipnotica, un libro sospeso, ambientazione e personaggi reali ma allo stesso magici. Leggerò di sicuro anche gli altri libri della trilogia.
Un dei libri che ho maggiormente apprezzato in questi anni. Una trama avvincente, un'ambientazione alla "Spoon River", una descrizione dei paesaggi magica. Molto centrate le figure di tutti i protagonisti, sulle quali giganteggiano i vecchi fratelli McPheron e i piccoli Ike e Bobby. Un romanzo che non si dimentica facilmente.
Primo libro della Trilogia della pianura e il primo che leggo di Kent Haruf, che mi ha conquistata completamente! (Tanto che ho già iniziato a leggere il secondo, "Crepuscolo"). Siamo nell'immaginaria cittadina americana di Holt e la storia si svolge intorno a diversi personaggi concittadini. La bellezza di questo romanzo sta nella semplicità della trama, in cui protagoniste sono le relazioni umane, e nello stile libero, fluido e fortemente evocativo. I personaggi sono magistralmente delineati, al punto che è impossibile non affezionarsi ad alcuni di loro, ma a colpire sono in particolare le descrizioni minuziose dei luoghi e dei fatti, tanto che il lettore si ritrova catapultato all'interno del racconto e intensamente coinvolto dalle emozioni dei protagonisti. "E così i fratelli McPherson proseguirono discutendo di bestiame da macello, di manzi di prima scelta, di giovenche e di vitelli da ingrasso, spiegarono anche questo, e i tre discussero a fondo fino a tarda sera. Parlando. Conversando. Spaziando anche un po' in altri campi. Due uomini anziani con una ragazza di diciassette anni seduti al tavolo sparecchiato di una sala da pranzo di campagna, dopo cena, mentre fuori, oltre le pareti di casa, oltre le finestre senza tende, un gelido vento del nord scatenava l'ennesima tempesta invernale sugli altopiani."
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Il titolo italiano perde l’importante gioco di parole che si nasconde dietro a quello inglese: plainsong infatti è a un canto medievale a più voci. Un canto semplice, all’unisono, senza salti di tono. Così è questo romanzo: molti personaggi, nessun protagonista.
Ognuno racconta il suo pezzo di storia, una storia che comincia ben prima dell’inizio del libro e finisce ben dopo la sua conclusione (e la conclusione del suo seguito, Crepuscolo). La scrittura continua in questo solco, non concedendosi nessuna parola di troppo, anzi asciugandosi al punto di non distinguere tra discorso diretto e narrazione. Ogni parola, ogni lettera, ogni segno è lì perché deve esserci.
Nessuna ridondanza è ammessa, nessuno spreco è accettato: in fondo questo è il modo in cui si vive a Holt, Colorado, nelle grandi pianure del Midwest.
Recensione di Sara West
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