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Anno edizione: 2013
Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2010
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La trama è la stessa di "Un giorno senza messicani" (Un dìa sin mexicanos) del 2004.
Recensioni
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Questo libro è una via di mezzo tra un romanzo, frutto della fantasia dell'autore, e un saggio. In gergo televisivo sarebbe una docu-fiction, un continuo alternarsi di finzione e realtà. Vladimiro Polchi, giornalista, autore televisivo e teatrale, specializzato sui temi dell'immigrazione e della sicurezza, ha immaginato la cronaca di una giornata particolare, raccontando lo sciopero degli immigrati, di tutti quei lavoratori stranieri che tengono in piedi l'Italia. La finzione è lo scheletro di questo libro, la realtà sono i muscoli e i nervi, che danno corpo al testo: le storie degli immigrati, le interviste, le inchieste , i dati statistici, le opinioni della destra xenofoba.
L'avvincente narrazione di questo 20 marzo 2010 comincia con il risveglio di un cronista, Valentino, che si ritrova con la casa nel caos perché Mary, la collaboratrice domestica filippina che lo sveglia sempre alle otto con i cornetti caldi, quel giorno non arriva. Il protagonista si reca subito al bar sotto casa, e scopre che brioche e latte fresco quel giorno non sono stati consegnati. Dall'edicolante i giornali non sono arrivati, il quartiere pare assonnato, alcune pizzerie a taglio sono chiuse, la saracinesca del fruttivendolo gestito dai fratelli pakistani è abbassata. Così anche la pompa di benzina della Erg, sotto la redazione, è chiusa: nessuna tracccia del ragazzo indiano che da qualche mese ci lavorava. Il giornalista si reca subito al giornale per cui scrive per capire cosa stia accadendo. Due notizie d'agenzia cominciano a far capire qualcosa: "Confindustria Veneto: 60% delle fabbriche ferme", batte l'Ansa alle 9.40 e l'Agi aggiunge "Veneto, allarme degli industriali: ferme sei imprese su dieci". Pare che tutti i lavoratori non italiani non si siano presentati al lavoro.
Il racconto su questo ipotetico sciopero nazionale di tutti gli immigrati con lo slogan Blacks out si snoda analizzando la giornata del protagonista e di altri personaggi, suoi colleghi, familiari e conoscenti del quartiere. I dati e le cifre che vengono esposti sono tutti veri. Scopriamo così che il primo settore ad arrestarsi sarebbe quello delle costruzioni, soprattutto nelle grandi città, dove la manodopera straniera è il 50%. Poi, scrive Polchi, toccherebbe all'industria manifatturiera, tessile, metalmeccanica, alimentare, dove hanno un ruolo chiave spesso insostituibile (come gli addetti ai forni a ciclo continuo delle ceramiche). Quindi toccherebbe all'agricoltura, per la raccolta della frutta e dei pomodori, e alla macellazione degli animali, tanto che comincerebbero a mancare le merci nei mercati. Per non parlare di ristoranti, pizzerie, alberghi e di tutte le famiglie che resterebbero senza badanti o baby-sitter, e delle cliniche, che andrebbero in crisi senza gli oltre centomila infermieri stranieri.
Questo libro è il diario di una giornata di sciopero che, se mai accadesse, metterebbe veramente in ginocchio l'Italia e che, anche di fronte ai recenti fatti di cronaca del nostro Meridione, pone grossi interrogativi al Paese e ci fa riflettere seriamente sul presente e sul nostro immediato futuro.
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