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A molti insegnanti, come del resto a molti genitori, piace l'idea che lo sviluppo intellettuale del bambino dipenda rigorosamente dalla loro azione, come prevede il modello meccanicista. Privilegiano quindi la relazione verticale adulto-bambino, asimmetrica, rispetto a quella orizzontale tra pari, simmetrica e reciproca.
Questo volume, piccolo per dimensioni ma non per importanza, dimostra invece la validità del modello organismico studiato da Piaget e soprattutto del modello contestualista (Vygotskij), che tengono conto di variabili sia individuali sia ambientali. Vi si dimostra che l'ambiente scolastico può indiscutibilmente favorire o ritardare lo sviluppo intellettuale e l'apprendimento in modo significativo.
Tutto il libro ruota intorno a questo concetto. Dei quattro saggi che lo compongono, quello di Aureli pone le basi della discussione, indagando sui modelli di sviluppo, il secondo, di Di Sano, ne verifica la validità attraverso un'analisi accurata dello sviluppo delle abilità scolastiche, in particolare l'abilità di scrittura e le abilità numeriche, la ricerca di Camodeca analizza il tema del benessere sociale e dell'adattamento scolastico e, infine, le pagine di Bascelli esemplificano la relazione fra autostima e motivazione scolastica.
L'ambiente scolastico è dunque il luogo naturale per la crescita e lo sviluppo del bambino. Ma le difficoltà di adattamento alla vita scolastica possono generare stanchezza, malessere e se le relazioni con i compagni non sono buone addirittura l'abbandono oppure la deviazione verso comportamenti illegali. Per questo le relazioni con i pari vanno monitorate per quanto possibile anche dai genitori. Invece di limitarsi a chiedere "come va la scuola?", e a preoccuparsi soltanto per i voti, i genitori dovrebbero chiedere ai figli se hanno amici e che cosa fanno insieme.
Per valutare il rapporto fra benessere sociale e adattamento scolastico occorre che i docenti decidano di considerare con molta attenzione e continuità il rapporto fra i coetanei e di misurare lo sviluppo sociale del bambino introducendo nell'analisi i concetti di amicizia, popolarità, prosocialità. L'aggressività va studiata dal punto di vista individuale e soprattutto ambientale, e valutata per le conseguenze che può generare anche in futuro, nella vita del bambino diventato adulto. Sono disponibili molti strumenti di valutazione e varie metodologie, da scegliere a seconda degli obiettivi della ricerca e delle risorse a disposizione. Citiamo l'autovalutazione, le nomine e valutazioni dei pari, le valutazioni da parte degli adulti, l'osservazione. Nel saggio di Camodeca vengono presentati alcuni questionari, il questionario della descrizione di sé e il questionario dei punti di forza e debolezza, con presentazione degli item e l'analisi degli aspetti positivi e negativi.
Alcune pagine sono dedicate al bullismo, partendo dalla precisa definizione di Menesini. Questo fenomeno di gruppo si manifesta nella classe con una vasta serie di comportamenti: il bullo, la vittima passiva, la vittima provocatrice (che reagisce e rischia di provocare una maggiore aggressività del bullo), il seguace del bullo o gregario, il difensore della vittima (che si schiera dalla parte della vittima, l'aiuta e riferisce l'accaduto agli adulti) e infine l'esterno, che resta in disparte ma fa da spettatore, costituisce cioè una specie di "maggioranza silenziosa" che permette di fatto che il bullismo si riproduca continuamente.
In questo volumetto sono presentati questionari ad hoc per rivelare e misurare atti di bullismo, ne vengono descritte le caratteristiche, gli item e i punti di forza e di debolezza. Purtroppo anche questi questionari, come gli altri, vengono soltanto citati e non allegati in appendice, come sarebbe stato opportuno, ed è l'unico elemento di critica da fare a questo libro, importante tanto per i docenti, specialmente delle scuole dell'obbligo, quanto per i genitori. Jole Garuti
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