Nella brughiera di Golzheim, alle porte di Düsseldorf, sono le 4 del mattino del 26 maggio 1923. Un ex ufficiale tedesco cade sotto i colpi di un plotone di esecuzione francese. È Albert Leo Schlageter, già luogotenente dell'esercito del Reich che, alla fine della Grande Guerra, è entrato a far parte dei Corpi franchi - con cui ha combattuto nel Baltico, in Curlandia e in Alta Slesia - e che in seguito, raccogliendo l'invocazione d'aiuto del proprio popolo, è giunto nella martoriata Ruhr, invasa dalle truppe d'occupazione francesi e intenta nella "resistenza passiva". Con tutta probabilità tradito da un tedesco che era stato suo amico - Walter Kadow, che di lì a poco verrà giustiziato da un gruppo di nazionalsocialisti, di cui faranno parte anche Rudolf Höss e Martin Bormann -, Schlageter è stato condannato a morte con l'accusa di spionaggio e sabotaggio, reo di una serie di attentati dinamitardi su varie linee ferroviarie al fine d'impedire il trasporto in Francia del carbone tedesco. Nessun essere umano ha perso la vita in tali attentati, eppure la Francia ha deciso che Schlageter deve morire. E così egli viene condannato alla pena capitale da un tribunale militare francese su terra tedesca. E su terra tedesca viene fucilato. La vicenda di Schlageter - di cui questo Albert Leo Schlageter. Racconto popolare sulla vita e morte di un eroe tedesco ripercorre le tappe salienti - lascerà un segno indelebile nella Germania di Weimar. La sua morte creerà una sorta di shock tra le forze patriottiche, e il suo esempio sarò loro di ulteriore stimolo. I nazionalsocialisti ne faranno un eroe, dedicandogli monumenti, feste, romanzi, poesie, canti. Hanns Johst, che nel 1933 lo racconterà nella pièce teatrale Schlageter, lo definirà "il primo soldato del Terzo Reich". E, nel decennale del martirio, anche il rettore Martin Heidegger ne ricorderà la figura, in un celebre discorso tenuto dinanzi agli studenti dell'Università di Friburgo in Brisgovia: «Vogliamo ricordare lo studente di Friburgo Albert Leo Schlageter, un giovane eroe tedesco che una decina di anni fa morì della morte più difficile e più grande di tutte. Onoriamolo, meditando per un momento sull'onore di questa morte, cosicché tale morte possa aiutarci a comprendere le nostre vite. Schlageter morì della più difficile tra tutte le morti. Non in prima linea, come capo della sua batteria di artiglieria da campo, non nel tumulto dell'attacco, né in una feroce azione di difesa - no, egli cadde stando solo e disarmato dinanzi ai fucili francesi. Ma rimase in piedi, e sopportò la cosa in assoluto più difficile che un uomo possa sopportare. Eppure, persino questo avrebbe potuto essere supportato con un impeto finale di giubilo, se fosse stata vinta una vittoria e se stesse rifulgendo la grandezza di una nazione che si stava risvegliando. Invece - c'era solo oscurità, umiliazione e tradimento. (…) Studente di Friburgo, fa sì che la forza delle montagne natali di questo eroe scorra nella tua volontà! Studente di Friburgo, fa sì che la forza del sole autunnale delle vallate natali di questo eroe risplenda nel tuo cuore! (…) Onoriamo l'eroe e leviamo in alto il nostro braccio in segno di silente saluto».
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