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L'autrice del volume è una praghese, studiosa di teoria della letteratura, nonché autrice di romanzi, il che spiega in qualche modo l'impostazione del lavoro. A giudicare dal titolo e dalla sua distribuzione in una trentina di brevi capitoli, si potrebbe dire che si tratta di un libro-guida, dato che ogni capitolo è accompagnato dalle fotografie che presentano visivamente la parte di città trattata. Si tratta quindi di una simbiosi tra le parole e le immagini, tra le visioni descritte e quelle fotografate, presentate secondo i canoni della letteratura postmoderna: si mescolano così la memoria storica e quella personale, la realtà concreta e quella delle leggende e delle profezie sulla creazione di Praga, le esperienze vere e quelle immaginate o solo desiderate, i personaggi importanti o gli esseri minuscoli che attraversano invisibili la vita nelle viuzze e nelle piazze della città.
Praga è comunque il centro di questo viaggio. Fa parte della prima infanzia, delle prime percezioni nelle quali veniva sentita come un peso, come un'oppressione. L'immersione nel proprio passato è un punto di partenza per la "conquista" di quella che nel volume più volte viene denominata città dolente, città-belva, che, enorme, schiaccia con il suo peso, con la sua importanza; ma viene anche vista come una città-teatro. È sempre un luogo delle proprie memorie dell'infanzia, dei giochi ("escursioni" nelle vicinanze del cimitero ebraico di Vinohrady, o sulla collina della Forca, sopra il laghetto di Olany). Il viaggio così concepito ripercorre anche le tappe della scrittura di Hodrová, legate ai luoghi storici della città: così la zona del Castello è ricordata per gli antichi slavi che abitavano idillicamente nei bastioni fortificati della futura città, mentre la principessa Libue è presente ancora oggi attraverso la sua profezia ("Vedo una grande città, la cui gloria raggiunge le stelle"). Segue la leggenda sull'assassinio di san Venceslao e sulla sua corona principesca, che torna in vita solo nel giorno della incoronazione dei re cechi (storia di Ferdinando il Buono). In questo mosaico trova posto anche la storia più recente. Il ghetto ebraico spuntato come un fungo, con le botteghe dei macellai e dei rigattieri, trincerate dietro il paravento di sfarzose facciate liberty, con i suoi angoli, con i vicoli ciechi e i passaggi angusti, risveglia nella scrittrice le atmosfere medievali, ma anche i ricordi più recenti legati alla letteratura (la scena-chiave del Processo di Kafka si svolge nella cattedrale di San Vito), o al periodo delle persecuzioni naziste, o alle proprie compagne di studi (Hana Kalmanová).
Il libro è pieno di dati e di fatti reali: l'incendio del Castello nel 1945 a opera dei tedeschi, il tentativo degli studenti che dal collegio Masaryk accorsero per spegnerlo a mani nude; il 21 agosto 1968, quando i carri armati sovietici entrarono in città e il sangue iniziò a scorrere dal Palazzo della radio verso piazza Venceslao; il sacrificio di Jan Palach; qualche allusione esplicita al periodo comunista (il Mausoleo dei presidenti con il corpo imbalsamato di Klement Gottwald viene paragonato - anche se putrefatto - a quello di Biancaneve), o qualcuna velata, legata a Václav Havel i cui "movimenti ricordano i movimenti spezzati di una marionetta, gli occhi però sono tuttora vivi, molto vivi, vagano con angoscia", il cui volto su un poster, per paradosso è appeso sul retro di un furgoncino con i videogiochi.
L'antico e il moderno, il passato e il presente, la storia e la letteratura, tutto si mescola in questo libro dalla lettura facile e gradevole, reso particolare anche dalle fotografie in bianco e nero di Jan Reich.
Ljiljana Banjanin
A metà strada tra il romanzo e il reportage fantastico, il volume propone una serie di quadri in cui l'affascinante città boema, con la sua storia, le sue leggende e la sua cultura, è alternativamente protagonista e sfondo di una narrazione immaginosa. Il libro si presenta come una singolare guida ad alcuni dei luoghi più noti della città; nei numerosi tableaux vivants che rapidamente si succedono rivive la fama di Praga, evocata nelle parole dell'antica profezia della principessa Libuse. In uno spazio scandito da bizzarri lacci temporali si incontrano personaggi storici e letterari, tra cui il Rabbi Löw, vejk, il Golem, Gustav Meyrink, Josef K., Karel Čapek, Václav Havel I personaggi che affollano la narrazione scompaiono talvolta inopinatamente, come nelle fotografie originali in bianco e nero che Jan Reich ha realizzato per questo volume. In esse Praga è rimasta vuota, senza anima viva: pronta ad accogliere l'apparizione di nuove figure provenienti da epoche vicine e remote?
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