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ho finito ora di leggere questo libro. sono stata invitata a farlo da una persona molto speciale a cui devo i miei più sinceri ringraziamenti per avermi dato l'opportunità di provare emozioni tramite le sue parole. regalerò questo libro a tutti i bimbi che seguo durante le ore di catechismo, spero di avere la possibilità di poterlo leggere con loro, nuovamente. tramite Viki forse riusciranno a capire quanto sono fortunati, e quanto si possa amare la vita. a quanta speranza viva ancora nella coscienza degli uomini, che partono per una terra straniera con l'illusione di una vita migliore e di quanto noi, io compresa, alle volte non riusciamo a vedere più in là del nostro naso. inizialmente il racconto della donna gettata in mare mi aveva fatto cambiare idea sulla possibilità di donare questo libro a dei bimbi di 10 anni...ma se sono in grado di guardare la tv e rimanere ammaliati da mostri, armi e persone che per gioco si traversono e si picchiano, ritengo siano in grado di affrontare la realtà che ogni giorno un qualsisi bambino di nome Viki può vivere, per il semplice desiderio di voler andare a scuola,di voler andare in chiesa,di voler un pò d'acqua calda. fabrizio gatti una straordinaria capacità di trasmettere emozioni. forse riceverò dei rimproveri dai genitori dei " miei bimbi", ma come qualcuno, proprio in questi giorni mi ha detto non possono continuare a leggere cenerentola. Viki è un bimbo come gli altri, fa i capricci come gli altri bimbi, ha paura, ma è contento di aver ritrovato il padre. è commovente, come in un periodo in cui il matrimonio sia in sfacelo, una coppia che non si vede da un anno continui ad amarsi e di come questa storia, per certi aspetti, non sia così diversa da quella che i miei nonni mi hanno raccontato e che hanno vissuto più di ottanta anni fa. ringrazio fabrizio gatti. quando poi i bimbi cresceranno se non mi sospenderanno dal catechismo, farò leggere loro gli articoli sull'africa e su lampedusa. cordiali saluti francesca peressini
“Nel 2006 sara` ancora una sfortuna essere un albanese in Italia?” Il libro, “Viki che voleva andare a scuola” scritto da Fabrizio Gatti, e` tratto da una storia vera. Il nonno di Viki ha sempre detto:“Ogni volta che si parte bisogna essere disposti a rinunciare a qualcosa.” E` proprio vero, ogni volta che si parte da qualcosa o da qualcuno, si lascia anche una parte di se`. Nel libro emerge la storia di un bambino albanese, di nome Viki, che ha dovuto lasciare la sua terra, i suoi affetti, i suoi amici... la sua vita. Prima di arrivare in Italia, Viki viveva in una casa grande, con i nonni, davanti alla loro casa aveva un orto grande. Viki ancora non andava a scuola, ma aveva tanti amici con cui giocava. La sua vita sembrava perfetta, ma sentiva dai genitori che si poteva vivere meglio di cosi`, in un paese non lontano dall’Albania, chiamato Italia. In questa parte del libro, Fabrizio Gatti, ti fa toccare con mano la vita di Viki e della sua famiglia. Attraversando il mar Adriatico, Viki e` costretto a vedere come puo` essere crudele la gente. Il signore che guidava il gommone era molto cattivo, e voleva arrivare in Italia il piu` presto possibile, il mare era molto mosso e per essere piu` veloce, ha buttato dal gommone una giovane donna. A questo punto Viki era molto spaventato, si chiedeva se l’Italia fosse piena di gente cattiva come il signor Biaggio. Il messaggio che l’autore vuole trasmettere e` molto importante in quanto e` necessario che ognuno di noi tratti gli altri come lui vuole essere trattato. La vita a Milano era molto piu` dura di quella in Albania perche` era piu` costosa. Dopo che si era inserito, che era finalmente riuscito a trovare dei nuovi amici con cui giocare, ha purtroppo dovuto lasciare Milano per problemi economici e trasferirsi in un piccolo paesino. E` proprio giusto, tutto questo, per la vita di un bambino? Consiglio questo libro perche` e` scorrevole e fluido, e suscita una grande emozione.
Recensioni
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